mercoledì 30 marzo 2016

Siamo frutto del caso?

Siamo il frutto del caso o di una volontà superiore? E' ancora plausibile l’idea di un Dio creatore e legislatore dell’universo? Cosa ci dice oggi la scienza? 
Padova – Jacques Lucien Monod (Parigi, 1910 – Cannes, 1976) è stato un biologo e filosofo francese. Dal 1945 al 1953 diresse il reparto di biologia cellulare dell’Istituto Pasteur di Parigi. Grazie alle sue ricerche sui geni regolatori, nel 1965 gli fu assegnato il premio Nobel per la medicina e la fisiologia, assieme a François Jacob e André Lwoff.
Nel 1953 James Watson e Francis Crick scoprirono la struttura del DNA (acido desossiribonucleico) e il suo meccanismo di replicazione. La scoperta della doppia elica consentì di comprendere come l’informazione genetica viene trasmessa alle generazioni successive. A questo punto bisognava mettere in luce i meccanismi molecolari, genetici e biochimici, che fanno funzionare gli organismi viventi. Nel 1960 Monod e Jacob elaborano una teoria della regolazione e del controllo dell’espressione nei geni, chiamata modello dell’operone, che sarà confermata sperimentalmente.
Nel 1970 Monod, pubblica “Il caso e la necessità”, un’opera destinata a fare epoca non solo perché venivano esposte con chiarezza le nuove scoperte scientifiche nel campo della biochimica molecolare e della genetica, ma rappresenta tutt’oggi un testo altamente filosofico che mette in evidenza il rapporto tra scienza e valori etici.

mercoledì 23 marzo 2016

Colpevole di innocenza

Padova – Era il 2 settembre 2015 quando è stata pubblicata la foto del corpo senza vita del piccolo siriano di nome Aylan Kurdi di tre anni, trovato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia. L’abbiamo vista tutti. Tante volte da far scattare in molti un rigetto, un meccanismo di protezione simile all’indifferenza. Indossava una maglietta rossa e un paio di pantaloncini blu, con il volto rivolto sulla sabbia. La foto scosse inevitabilmente il mondo intero. Il piccolo perse la vita in seguito al naufragio di un barcone. La famiglia tentava di raggiungere l’isola greca di Kos, in fuga dalla guerra in corso a Kobane, zona di aspri combattimenti nel nord della Siria con i jihadisti dell’Is. Nella tragedia annegarono anche l’altro fratellino di 5 anni e la mamma, mentre il padre riuscì a salvarsi. La foto divenne subito un simbolo evidente della scarsa volontà della politica europea e internazionale di trovare una soluzione di fronte al problema dei profughi. Nonostante la commozione iniziale e i buoni propositi dei politici, ancora oggi assistiamo uomini, donne e bambini che continuano a fuggire da molte zone di guerra di cui l’Occidente è in gran parte responsabile. Da settembre 2015 a marzo 2016 sono morti altri 340 bambini nel mediterraneo. Ed gli accordi che recentemente sono stati siglati proprio in Europa, proprio in nome nostro, potrebbero aumentare le sofferenze di questi disperati, pur di nascondere la portata di questa tragedia ai nostri occhi.
Al di là delle discussioni politiche ed economiche, tuttavia, in questa rubrica vogliamo soffermarci su un altro aspetto che ci riguarda da molto vicino. Talmente da vicino da essere nella nostra stessa intimità più profonda e radicata. La morte di Aylan ha posto degli interrogativi anche sotto un profilo religioso. Dopo aver visto quell’immagine, molti si saranno chiesti: “Ma dov’era Dio in quel momento?” Dall’alba del pensiero, passando per i Padri della Chiesa e fino ad oggi, si è cercato sempre di trovare una conciliazione tra un Dio infinitamente buono, onnipotente e onnisciente e la sofferenza di un essere innocente, di un bambino.

venerdì 18 marzo 2016

Il rito e la sua funzione

Forse non esiste uomo al mondo che non compie quotidianamente dei semplici riti, piccoli gesti che regolano la sua giornata, senza per questo rientrare tra le personalità di tipo ossessivo-compulsive: preparare il caffè sempre con la stessa moka, utilizzare a tavola sempre lo stesso bicchiere, mettere le chiavi sempre nella stessa tasca dei pantaloni, indossare le scarpe iniziando sempre dal piede destro, sistemare il letto la sera in un certo modo prima di dormire, e così via. Anche tra i grandi personaggi dello sport si riscontrano riti scaramantici; l’elenco sarebbe lungo ma riportiamo qualche esempio: Michael Jordan per tutta la sua carriera indossò, sotto la divisa ufficiale dei Chicago Bulls, i pantaloncini della sua università di North Carolina. In campo calcistico, Marco Tardelli giocava con un santino infilato all’interno dei parastinchi quando giocava con la Nazionale o Giovanni Trapattoni che, durante i mondiali di Corea, aveva con sé una boccetta d’acqua santa. Anche nel mondo dei motori i piloti utilizzano riti ben precisi: Valentino Rossi prima di ogni gara si sistema per bene un punto preciso della sua tuta, mentre Loris Capirossi è sempre salito in sella alla sua moto dal lato destro. Nel tennis Rafa Nadal allinea perfettamente a bordo campo le bottigliette dell’acqua facendo attenzione che le etichette siano rivolte verso l’avversario mentre il campione di golf Tiger Woods durante le partite deve assolutamente indossare una maglia rossa.

martedì 8 marzo 2016

Quando la carta brucia a 451 Fahrenheit

Il grande poeta tedesco Heinrich Heine (Düsseldorf, 1797 – Parigi, 1856) scriveva nella sua tragedia teatrale Almansor: “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”. Il rogo dei libri, la loro distruzione e la loro censura è stata sempre promossa dai regimi totalitari e dai Paesi teocratici in generale, privando all’uomo la conoscenza e il progresso scientifico: dalla biblioteca di Alessandria d’Egitto all’Indice dei libri proibiti, dal rogo dei manoscritti dei Maya e degli Aztechi, agli imperialismi europei, dai regimi nazifascisti a quelli comunisti, fino all’intolleranza dei fanatici musulmani dei nostri giorni.
L’incendio della biblioteca di Alessandria d’Egitto forse è stato l’atto più grave che la cultura umana abbia mai subìto e ha segnato anche l’inizio dell’intolleranza della religione cristiana. Alessandria d’Egitto era stata costruita per volere di Alessandro Magno nel 331 a.C. e grazie alla sua posizione geografica era un crocevia di traffici fiorenti tra l’Occidente e l’Oriente. La biblioteca era dislocata in diversi edifici della città e i luoghi più importanti erano il tempio delle Muse e il Serapeum. La collezione raccoglieva oltre 500.000 rotoli provenienti dall’Egitto, da Roma e dalla Grecia, ma anche dalla Babilonia, dall’India, dalla Persia e persino dalla Cina. Alessandria d’Egitto fu attaccata dai romani diverse volte; nel 48 a.C. da Giulio Cesare, nel 213 d.C. da Caracalla, nel 273 da Aurelio e nel 296 da Diocleziano. Ma se la biblioteca era stata parzialmente distrutta dai romani come conseguenza dei conflitti, dai cristiani viene ordinata la sistematica distruzione dei testi perché considerati eretici. Atanasio (Alessandria d’Egitto, 295 circa – Alessandria d’Egitto 373), ottavo Papa della Chiesa copta e Dottore della Chiesa, nel 367 ordinò che venissero distrutti tutti i testi che non riteneva canonici ed accettabili. Il colpo definitivo alla biblioteca alessandrina fu dato da Teofilo, vescovo di Alessandria, (incerta la nascita, morto nel 412), che guidò un esercito di monaci facendo distruggere il tempio Serapeum che conteneva migliaia di testi, perduti per sempre, e fece trucidare numerosi pagani.

giovedì 3 marzo 2016

8 Marzo, donna e religioni

L’8 marzo si festeggia la Festa della donna in gran parte del mondo. La celebrazione si è tenuta la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti per ricordare la tragedia di un gruppo di operaie di un’industria tessile di New York che protestarono per le condizioni disumane in cui lavoravano. Il proprietario, per ritorsione, bloccò tutte le porte di uscita dello stabilimento. Quel giorno scoppiò un incendio e morirono 129 di loro. 
La Festa della donna sarebbe riconducibile anche ad un altro avvenimento accaduto in Russia, quando l’8 marzo 1917, a San Pietroburgo, le donne marciarono lungo le strade chiedendo a gran voce la fine della guerra e manifestando per i loro diritti. In Italia la Festa delle donne venne istituita la prima volta nel 1922.
Ma in questa rubrica vorremmo fare un passo indietro e chiederci: quanta responsabilità hanno avuto (e hanno) le religioni sulla condizione delle donne?