giovedì 11 luglio 2019

QUANDO C’ERA MUSSOLINI I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO? Dal libro di Francesco Filippi, “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo”, ed. Bollati Boringhieri 2019

Se non ci fosse internet, non ci sarebbe nemmeno questo libro; l’autore infatti smaschera punto per punto tutte le bufale che si trovano in rete sul ventennio fascista. Benito Mussolini è una delle figure su cui si raccontano più balle sui social. Carlo Greppi nella prefazione del libro dice: “Nell'Italia di oggi ci sono centinaia di migliaia di persone che esprimono il loro apprezzamento e condividono compulsivamente balle colossali, balle che il fascismo mise in circolazione nella prima metà del secolo scorso, intestandosi risultati altrui o truccando la realtà”. Per fortuna quella del fascismo è ormai un’esperienza conclusa, finita. Il libro di Francesco Filippi è scritto bene ed è scorrevole, e soprattutto i fatti sono ben documentati e ricostruiti con precisione inattaccabile. Cerchiamo allora di riportare alcuni punti.

Mussolini ha dato assistenza gratuita a tutti gli italiani?
No. Il governo italiano adottò ufficialmente un primo sistema di garanzie pensionistiche nel 1895, 27 anni prima della presa del potere da parte del fascismo, grazie al governo Crispi e “Allo scoppio della prima guerra mondiale una serie di provvedimenti assistenziali e previdenziali era dunque già prevista per i lavoratori nel settore pubblico, per i militari e per i dipendenti dei settori industriali.” Quando Mussolini salì al potere, si preoccupò immediatamente di prendere il controllo di un settore dell’apparato statale importante come la previdenza che da Cassa Nazionale divenne INFPS (Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale), quindi il fascismo non inventò nulla semmai se ne impossessò.

La Cassa Integrazione?
Per quanto riguarda la Cassa Integrazione (il sistema di sostegno al reddito dei lavoratori di aziende in difficoltà), le prime forme sono state inserite nel sistema solo dopo l’instaurazione della repubblica. Inoltre, gli scioperi e le serrate erano vietati e punibili con carcere e multe, mentre i sindacati in realtà erano associazioni riconosciute dal fascismo.

Mussolini ha bonificato le paludi?
La questione delle paludi fu una straordinaria vetrina di propaganda. Senza entrare nei dettagli (ma invito a leggere il libro che esamina bene la questione), Mussolini aveva promesso agli italiani che avrebbe bonificato 8 milioni di ettari ma a conti fatti era stato portato a termine poco più del 6% del lavoro preventivato perché “così com'era stato pensato dal fascismo, il sistema di bonifica non era economicamente né socialmente sostenibile”. Solo nel dopoguerra, grazie ai fondi del piano Marshall e della Cassa del Mezzogiorno si riuscì a restringere notevolmente la superficie paludosa italiana; anche la malaria venne sradicata in Italia solo nel 1970, grazie all'uso massiccio del DDT importato dagli americani.

Mussolini ha fatto costruire strade, scuole, case, interi comuni, senza chiedere soldi agli italiani?
Il fenomeno dell’edilizia abitativa popolare era stato già avviato e normato prima dell’avvento del fascismo ed il merito va al liberale Luigi Luzzato “padre dell’edilizia popolare” con la Legge 254/1903. Il fascismo fu molto più interessato a progetti che avessero un impatto di propaganda sulla popolazione. Come affermò Giuseppe Pagano, architetto razionalista tra i maggiori della sua epoca e in un primo tempo vicino al regime, accusò il fascismo di impiegare denaro solo “per la costruzione di boriose montagne di marmo”. La carenza di alloggi rimase cronica fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, e mentre i progetti del duce si interrompevano a causa delle ostilità, i bombardamenti alleati contribuirono a privare di una casa anche quelli che già ce l’avevano. Solo dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda guerra mondiale in Italia fu affrontata seriamente l’emergenza abitativa con la Legge 43/1949, con la nascita dell’I.N.A. e con le politiche di Amintore Fanfani. Riassumendo, il boom economico l’Italia l’ha conosciuto non durante il fascismo ma dopo.

Il rapporto tra il fascismo e le donne?
Già prima del 1915 era presente anche in Italia un movimento organizzato che si batteva per il riconoscimento dei diritti elettorali attivi e passivi delle donne.
È vero che il fascismo concesse il diritto di voto amministrativo alle donne il 22 novembre 1925, ma il 4 febbraio 1926 venne approvata la riforma dell’assetto amministrativo di comuni e province. Con questo provvedimento si abolì in blocco la figura delle cariche amministrative locali elette, accentrando la loro nomina nelle mani dell’esecutivo nazionale. Di conseguenza la legge sul voto alle donne non aveva più senso. Mai nessuna donna infatti ha potuto esercitare il diritto di voto durante il fascismo. Ma il fascismo riuscì a stabilire davvero un regime di parità perché “il voto amministrativo venne infatti tolto anche gli uomini”. Il diritto di voto alle donne venne effettivamente concesso in Italia solo nel febbraio 1945.
Il ruolo della donna era quello di mettere al mondo nuovi italiani, preferibilmente maschi, per farne dei soldati. Il fascismo quindi iniziò ad escludere le donne dal mondo del lavoro per evitare che avessero una loro indipendenza, e da quello culturale escludendole dal sistema dell’istruzione, sia come docenti sia come discenti e come personale amministrativo. il regio decreto 1084 del giugno 1925 stabilì, all'art. 50, che in questi istituti “le donne non possono partecipare a concorsi per uffici direttivi” e un anno dopo, nel 1926, alle donne venne impedito di insegnare materie scientifiche negli istituti tecnici e lettere e filosofia nei licei.

I treni arrivavano in orario?
Sul fatto che quando c'era Lui i treni arrivassero in orario, non possiamo saperlo con precisione perché, in seguito al Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza nel 1931, tutte le notizie negative venivano censurate, potevano costituire un insulto al prestigio dello Stato. Di conseguenza “malagestione degli affari pubblici, scandali, inadempienze del governo; ma anche reati insoluti, (…) disservizi dei servizi pubblici, come i casi di malasanità o, appunto, i treni in ritardo” le notizie non venivano date.
Il libro di Filippi analizza tanti altri argomenti come la gestione delle emergenze, il caso Matteotti, i metodi utilizzati durante il periodo coloniale, l’inefficacia lotta alla mafia e le vergognose leggi razziali.
Ma il fascismo ha fatto qualcosa di buono? Certo qualcosa in vent'anni l’avrà pure fatto; come riporta Carlo Greppi nella prefazione: “Anche un orologio rotto, dicono i saggi, segna l’ora giusta due volte al giorno”.

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