Se non ci fosse
internet, non ci sarebbe nemmeno questo libro; l’autore infatti smaschera punto
per punto tutte le bufale che si trovano in rete sul ventennio fascista. Benito
Mussolini è una delle figure su cui si raccontano più balle sui social. Carlo
Greppi nella prefazione del libro dice: “Nell'Italia di oggi ci sono centinaia
di migliaia di persone che esprimono il loro apprezzamento e condividono
compulsivamente balle colossali, balle che il fascismo mise in circolazione
nella prima metà del secolo scorso, intestandosi risultati altrui o truccando
la realtà”. Per fortuna quella del fascismo è ormai un’esperienza conclusa,
finita. Il libro di Francesco Filippi è scritto bene ed è scorrevole, e soprattutto
i fatti sono ben documentati e ricostruiti con precisione inattaccabile. Cerchiamo
allora di riportare alcuni punti.
Mussolini ha dato
assistenza gratuita a tutti gli italiani?
No. Il governo
italiano adottò ufficialmente un primo sistema di garanzie pensionistiche nel
1895, 27 anni prima della presa del potere da parte del fascismo, grazie al
governo Crispi e “Allo scoppio della prima guerra mondiale una serie di
provvedimenti assistenziali e previdenziali era dunque già prevista per i
lavoratori nel settore pubblico, per i militari e per i dipendenti dei settori
industriali.” Quando Mussolini salì al potere, si preoccupò immediatamente di
prendere il controllo di un settore dell’apparato statale importante come la
previdenza che da Cassa Nazionale divenne INFPS (Istituto Nazionale Fascista
della Previdenza Sociale), quindi il fascismo non inventò nulla semmai se ne
impossessò.
La Cassa Integrazione?
Per quanto riguarda
la Cassa Integrazione (il sistema di sostegno al reddito dei lavoratori di
aziende in difficoltà), le prime forme sono state inserite nel sistema solo
dopo l’instaurazione della repubblica. Inoltre, gli scioperi e le serrate erano
vietati e punibili con carcere e multe, mentre i sindacati in realtà erano associazioni
riconosciute dal fascismo.
Mussolini ha
bonificato le paludi?
La questione delle
paludi fu una straordinaria vetrina di propaganda. Senza entrare nei dettagli (ma
invito a leggere il libro che esamina bene la questione), Mussolini aveva
promesso agli italiani che avrebbe bonificato 8 milioni di ettari ma a conti
fatti era stato portato a termine poco più del 6% del lavoro preventivato perché
“così com'era stato pensato dal fascismo, il sistema di bonifica non era
economicamente né socialmente sostenibile”. Solo nel dopoguerra, grazie ai
fondi del piano Marshall e della Cassa del Mezzogiorno si riuscì a restringere
notevolmente la superficie paludosa italiana; anche la malaria venne sradicata
in Italia solo nel 1970, grazie all'uso massiccio del DDT importato dagli
americani.
Mussolini ha
fatto costruire strade, scuole, case, interi comuni, senza chiedere soldi agli
italiani?
Il fenomeno
dell’edilizia abitativa popolare era stato già avviato e normato prima
dell’avvento del fascismo ed il merito va al liberale Luigi Luzzato “padre dell’edilizia
popolare” con la Legge 254/1903. Il fascismo fu molto più interessato a
progetti che avessero un impatto di propaganda sulla popolazione. Come affermò Giuseppe
Pagano, architetto razionalista tra i maggiori della sua epoca e in un primo
tempo vicino al regime, accusò il fascismo di impiegare denaro solo “per la
costruzione di boriose montagne di marmo”. La carenza di alloggi rimase cronica
fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, e mentre i progetti del duce
si interrompevano a causa delle ostilità, i bombardamenti alleati contribuirono
a privare di una casa anche quelli che già ce l’avevano. Solo dopo la caduta
del fascismo e la fine della Seconda guerra mondiale in Italia fu affrontata
seriamente l’emergenza abitativa con la Legge 43/1949, con la nascita dell’I.N.A.
e con le politiche di Amintore Fanfani. Riassumendo, il boom economico l’Italia
l’ha conosciuto non durante il fascismo ma dopo.
Il rapporto tra
il fascismo e le donne?
Già prima del 1915 era
presente anche in Italia un movimento organizzato che si batteva per il
riconoscimento dei diritti elettorali attivi e passivi delle donne.
È vero che il
fascismo concesse il diritto di voto amministrativo alle donne il 22 novembre
1925, ma il 4 febbraio 1926 venne approvata la riforma dell’assetto
amministrativo di comuni e province. Con questo provvedimento si abolì in
blocco la figura delle cariche amministrative locali elette, accentrando la
loro nomina nelle mani dell’esecutivo nazionale. Di conseguenza la legge sul voto
alle donne non aveva più senso. Mai nessuna donna infatti ha potuto esercitare
il diritto di voto durante il fascismo. Ma il fascismo riuscì a stabilire
davvero un regime di parità perché “il voto amministrativo venne infatti tolto
anche gli uomini”. Il diritto di voto alle donne venne effettivamente concesso
in Italia solo nel febbraio 1945.
Il ruolo della donna
era quello di mettere al mondo nuovi italiani, preferibilmente maschi, per
farne dei soldati. Il fascismo quindi iniziò ad escludere le donne dal mondo
del lavoro per evitare che avessero una loro indipendenza, e da quello
culturale escludendole dal sistema dell’istruzione, sia come docenti sia come
discenti e come personale amministrativo. il regio decreto 1084 del giugno 1925
stabilì, all'art. 50, che in questi istituti “le donne non possono partecipare
a concorsi per uffici direttivi” e un anno dopo, nel 1926, alle donne venne
impedito di insegnare materie scientifiche negli istituti tecnici e lettere e
filosofia nei licei.
I treni
arrivavano in orario?
Sul fatto che quando
c'era Lui i treni arrivassero in orario, non possiamo saperlo con precisione perché,
in seguito al Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza nel 1931, tutte le
notizie negative venivano censurate, potevano costituire un insulto al
prestigio dello Stato. Di conseguenza “malagestione degli affari pubblici,
scandali, inadempienze del governo; ma anche reati insoluti, (…) disservizi dei
servizi pubblici, come i casi di malasanità o, appunto, i treni in ritardo” le
notizie non venivano date.
Il libro di Filippi
analizza tanti altri argomenti come la gestione delle emergenze, il caso
Matteotti, i metodi utilizzati durante il periodo coloniale, l’inefficacia
lotta alla mafia e le vergognose leggi razziali.
Ma il fascismo ha
fatto qualcosa di buono? Certo qualcosa in vent'anni l’avrà pure fatto; come riporta
Carlo Greppi nella prefazione: “Anche un orologio rotto, dicono i saggi, segna
l’ora giusta due volte al giorno”.
Molto interessante Sante.
RispondiElimina:-)
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