Ci sono libri che restano
attuali anche con il passare del tempo, che analizzano i costumi di una società
e si concentrano sui mutamenti dei valori; un esempio è “Il complesso di Telemaco”
di Recalcati pubblicato nel 2013 da Feltrinelli. Già dalle prime pagine l’autore
ci introduce nella complessità della figura del padre e della società.
“L’autorità
simbolica del padre ha perso peso, si è eclissata, è irreversibilmente
tramontata”, si perché oggi più che mai i padri hanno difficoltà a sostenere la
propria funzione educativa, anche se c’è una richiesta pressante della figura
del padre. Qui non si parla della reintroduzione del padre-padrone che ormai è irreversibilmente
esaurita, ma ciò che resta del padre nella società contemporanea. Recalcati
mette a confronto due figure, quella di Edipo e di Telemaco. Mentre Edipo uccide
il padre, possiede la madre e la sua colpa lo spingerà a cavarsi gli occhi, Telemaco
guarda il mare in attesa che ritorni suo padre Ulisse per riportare la Legge nell'isola dominata dai Proci. Secondo Recalcati quindi “siamo nell'epoca del
tramonto irreversibile del padre, ma siamo anche nell'epoca di Telemaco; le
nuove generazioni guardano il mare aspettando che qualcosa del padre ritorni”. Le
nuove generazioni per mezzo di atti, di scelte chiedono ai loro padri come si
possa stare in questo mondo con desiderio e responsabilità “perché attraverso
la testimonianza della propria vita, la vita può avere un senso”.
Il tramonto del
padre implica anche il tramonto della Chiesa e di Dio. Recalcati ad esempio cita
Habemus papam, un film di Nanni Moretti, nel quale il balcone di San
Pietro resta sconsolatamente vuoto: “La moltitudine di anime che riempie piazza
San Pietro in attesa della parola guida del padre resta delusa e sconcertante. Chi
doveva rassicurarla, chi doveva rincuorarla, chi doveva far esistere in terra
la potenza della parola di Dio, non solo non è in grado di prendere la parola,
ma si rivela egli stesso smarrito”.
Ma è anche una
società paradossale la nostra, nella quale spesso sono i figli che impongono e
fanno la Legge in famiglia: “non è più il figlio che deve adattarsi alle norme simboliche
che regolano la vita di una famiglia, ma sono le famiglie che si adattano alla Legge
stabilita dal capriccio dei loro figli”; di conseguenza anche le istituzioni vengono
indebolite. Per fare un esempio, oggi quando un ragazzo viene bocciato, i
genitori tendono ad allearsi ai loro figli e si scagliano contro insegnanti e
scuola o impugnano la loro causa rivolgendosi ai giudici del Tar perché “l’assunzione
di una posizione educativa suscita il sospetto di esercitare un potere
arbitrario”. Secondo Lacan, è compito delle istituzioni a porre un freno al
godimento individuale rendendo possibile il patto sociale.
Viviamo in un tempo
in cui gli ideali si rivelano inconsistenti e l’unica ragione di vita è il proprio
godimento; non esiste altra Legge al di fuori di quella imposta del godimento.
Ma allora quale
potrà essere la soluzione? “La parola del padre è il simbolo di una legge che
umanizza la vita separandola da quella animale”, ovvero trasmettere la Legge
non in opposizione al desiderio ma come supporto al desiderio. Lacan, ricorda l’autore,
affermava che un padre è “colui che sa unire (e non opporre) il desiderio alla
Legge”.
Il libro offre numerosi
spunti di riflessione tra i quali la libertà di massa, la violenza femminicida,
l’oggetto tecnologico e la depressione giovanile, la differenza simbolica tra
le generazioni, ma anche una speranza data dalla figura di Telemaco, perché “qualcosa
torna sempre dal mare”.
Sante Biello
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