venerdì 5 luglio 2019

IL TRAMONTO DEL PADRE Dal libro di Massimo Recalcati “Il complesso di Telemaco” ed. Feltrinelli


Ci sono libri che restano attuali anche con il passare del tempo, che analizzano i costumi di una società e si concentrano sui mutamenti dei valori; un esempio è “Il complesso di Telemaco” di Recalcati pubblicato nel 2013 da Feltrinelli. Già dalle prime pagine l’autore ci introduce nella complessità della figura del padre e della società.
“L’autorità simbolica del padre ha perso peso, si è eclissata, è irreversibilmente tramontata”, si perché oggi più che mai i padri hanno difficoltà a sostenere la propria funzione educativa, anche se c’è una richiesta pressante della figura del padre. Qui non si parla della reintroduzione del padre-padrone che ormai è irreversibilmente esaurita, ma ciò che resta del padre nella società contemporanea. Recalcati mette a confronto due figure, quella di Edipo e di Telemaco. Mentre Edipo uccide il padre, possiede la madre e la sua colpa lo spingerà a cavarsi gli occhi, Telemaco guarda il mare in attesa che ritorni suo padre Ulisse per riportare la Legge nell'isola dominata dai Proci. Secondo Recalcati quindi “siamo nell'epoca del tramonto irreversibile del padre, ma siamo anche nell'epoca di Telemaco; le nuove generazioni guardano il mare aspettando che qualcosa del padre ritorni”. Le nuove generazioni per mezzo di atti, di scelte chiedono ai loro padri come si possa stare in questo mondo con desiderio e responsabilità “perché attraverso la testimonianza della propria vita, la vita può avere un senso”.
Il tramonto del padre implica anche il tramonto della Chiesa e di Dio. Recalcati ad esempio cita Habemus papam, un film di Nanni Moretti, nel quale il balcone di San Pietro resta sconsolatamente vuoto: “La moltitudine di anime che riempie piazza San Pietro in attesa della parola guida del padre resta delusa e sconcertante. Chi doveva rassicurarla, chi doveva rincuorarla, chi doveva far esistere in terra la potenza della parola di Dio, non solo non è in grado di prendere la parola, ma si rivela egli stesso smarrito”.

Ma è anche una società paradossale la nostra, nella quale spesso sono i figli che impongono e fanno la Legge in famiglia: “non è più il figlio che deve adattarsi alle norme simboliche che regolano la vita di una famiglia, ma sono le famiglie che si adattano alla Legge stabilita dal capriccio dei loro figli”; di conseguenza anche le istituzioni vengono indebolite. Per fare un esempio, oggi quando un ragazzo viene bocciato, i genitori tendono ad allearsi ai loro figli e si scagliano contro insegnanti e scuola o impugnano la loro causa rivolgendosi ai giudici del Tar perché “l’assunzione di una posizione educativa suscita il sospetto di esercitare un potere arbitrario”. Secondo Lacan, è compito delle istituzioni a porre un freno al godimento individuale rendendo possibile il patto sociale.
Viviamo in un tempo in cui gli ideali si rivelano inconsistenti e l’unica ragione di vita è il proprio godimento; non esiste altra Legge al di fuori di quella imposta del godimento.
Ma allora quale potrà essere la soluzione? “La parola del padre è il simbolo di una legge che umanizza la vita separandola da quella animale”, ovvero trasmettere la Legge non in opposizione al desiderio ma come supporto al desiderio. Lacan, ricorda l’autore, affermava che un padre è “colui che sa unire (e non opporre) il desiderio alla Legge”.
Il libro offre numerosi spunti di riflessione tra i quali la libertà di massa, la violenza femminicida, l’oggetto tecnologico e la depressione giovanile, la differenza simbolica tra le generazioni, ma anche una speranza data dalla figura di Telemaco, perché “qualcosa torna sempre dal mare”.
Sante Biello

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