Se tu fossi un dio
saggio, affideresti il controllo del pianeta Terra all'uomo? Dopo la lettura di
questo libro forse qualche dubbio sorge.
Perfezione ed
eleganza non sono i criteri della natura perché la storia naturale è costellata
da tante imperfezioni. Nell'evoluzione infatti, sia del mondo fisico che
naturale, non c’è un percorso lineare verso la perfezione; “il problema è che
la nostra mente ci porta proprio a ragionare nel modo seguente: quante
coincidenze, cosmiche e personali, si sono dovute realizzare affinché io sia
qui in questo momento; ma allora non può essere il frutto di un caso, era
destino che accadesse”. Ed invece oggi la biologia dell’evoluzione ci insegna
proprio che non c’è nessuna finalità, nessuna tendenza alla perfezione, nessun
progetto teso ad un compimento.
Telmo Pievani è tra
i più importanti filosofi della scienza contemporanea, autore di oltre 230
pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica,
dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della
scienza generale e in questo ultimo libro pone in evidenza proprio l’evoluzione
imperfetta, le imperfezioni del DNA, i limiti del cervello.
Ma andiamo per
gradi. Il nostro pianeta ad esempio può sembrare perfetto perché ospita la
vita, ma per alcuni miliardi di anni è stato attraversato da eruzioni
vulcaniche colossali, impatti di asteroidi, derive dei continenti, oscillazioni
climatiche, collisione con il pianeta Theia dal quale si formò la Luna e
nessuno avrebbe scommesso che la Terra un giorno potesse ospitare esseri
viventi. “La Terra è un pianeta spietato, che periodicamente può dare mazzate
tremende alle fragili forme di vita che la abitano”.
Tra il Permiano e il
Triassico (250 milioni di anni fa) scomparve il 98% degli organismi che
popolavano i mari della Terra e il Mesozoico ha portato all'estinzione i
dinosauri, circa 65 milioni di anni fa. I dinosauri dovettero soccombere non
perché inadeguati di per sé, ma perché si ritrovarono catapultati improvvisamente
in un ambiente che non era più il loro. Alle estinzioni di massa infatti, non
sopravvive il più adatto, ma il più flessibile, per esempio il generalista che
ha una dieta diversificata e si arrangia in ambienti differenti, o sopravvive
il più fortunato, chi si trova al posto giusto al momento giusto.
Lo stesso è accaduto
per la specie del genere Homo. Finora ne sono state riconosciute dodici quelle
che hanno abitato la terra, eppure per una serie di conseguenze casuali,
determinate soprattutto da fattori ambientali, solo l’Homo sapiens è stato più
fortunato; L’homo floresiensis o l’Homo naledi ad esempio si sono estinti anche
se possedevano un cervello sviluppato, avevano sviluppato una discreta
tecnologia ed erano ottimi cacciatori.
E a proposito dell’evoluzione
del cervello? Rita Levi Montalcini sosteneva che il cervello perfetto fosse
quello degli insetti, grande come un granello di polvere eppure tanto abile nel
far fronte stabilmente ai problemi ambientali da 600 milioni di anni. Al
contrario, il cervello umano è instabile e per questo più creativo e
ambivalente. Ne consegue che nella progenie degli insetti non nascerà mai un
Hitler né un Einstein. Le informazioni del mondo esterno che ci arrivano sono
frammentarie e l’interpretazione che risulta è parziale perché condizionata
dalle esperienze pregresse. Inoltre, fino a poco tempo fa si pensava che il
nostro cervello fosse in un trend di crescita, ma non è così.
Il genetista
Dobžanskij aveva fiducia nel potere migliorativo e perfezionante della
selezione naturale, ma secondo Pievani nel poco tempo che ci siamo fin qui
guadagnati ne abbiamo già combinate di tutti i colori. Un esempio è la totale
fiducia nella tecnologia. Le invenzioni tecnologiche sono il modo attraverso
cui sopperiamo alle nostre limitazioni biologiche innate, ma nelle stesse
tecnologie noi proiettiamo la nostra imperfezione perché non sono il frutto di
un disegno ottimale, ma un processo che vede arrangiamenti e imperfezioni.
Questo ci porta a cambiare il mondo, ma poi il mondo senza preavviso cambia
noi: inquinamento globale, riscaldamento climatico, calotte polari che
arretrano e così via. Le conseguenze di questo comportamento porteranno alle già
terribili disuguaglianze sociali, carestie e imponenti migrazioni forzate. Noi
cambiamo il mondo e il mondo presenta il conto. Ma l’uomo non è una bestia,
così come scriveva Primo Levi in I sommersi e i salvati, lo diventa in
determinate condizioni. Ma allora quale può essere la soluzione secondo
Pievani? “Non una razionalità perfetta, ma un razionalismo scettico e di
metodo, il cui primo insegnamento è semplice: diffidare di tutti i profeti che
manipolano le imperfezioni della nostra mente umana”.
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