venerdì 19 luglio 2019

SIAMO IL RISULTATO DI UNA SERIE DI IMPERFEZIONI Dal libro di Telmo Pievani “Imperfezione. Una storia naturale” ed. Raffaello Cortina Editore

Se tu fossi un dio saggio, affideresti il controllo del pianeta Terra all'uomo? Dopo la lettura di questo libro forse qualche dubbio sorge.
Perfezione ed eleganza non sono i criteri della natura perché la storia naturale è costellata da tante imperfezioni. Nell'evoluzione infatti, sia del mondo fisico che naturale, non c’è un percorso lineare verso la perfezione; “il problema è che la nostra mente ci porta proprio a ragionare nel modo seguente: quante coincidenze, cosmiche e personali, si sono dovute realizzare affinché io sia qui in questo momento; ma allora non può essere il frutto di un caso, era destino che accadesse”. Ed invece oggi la biologia dell’evoluzione ci insegna proprio che non c’è nessuna finalità, nessuna tendenza alla perfezione, nessun progetto teso ad un compimento.
Telmo Pievani è tra i più importanti filosofi della scienza contemporanea, autore di oltre 230 pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica, dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della scienza generale e in questo ultimo libro pone in evidenza proprio l’evoluzione imperfetta, le imperfezioni del DNA, i limiti del cervello.
Ma andiamo per gradi. Il nostro pianeta ad esempio può sembrare perfetto perché ospita la vita, ma per alcuni miliardi di anni è stato attraversato da eruzioni vulcaniche colossali, impatti di asteroidi, derive dei continenti, oscillazioni climatiche, collisione con il pianeta Theia dal quale si formò la Luna e nessuno avrebbe scommesso che la Terra un giorno potesse ospitare esseri viventi. “La Terra è un pianeta spietato, che periodicamente può dare mazzate tremende alle fragili forme di vita che la abitano”.

Tra il Permiano e il Triassico (250 milioni di anni fa) scomparve il 98% degli organismi che popolavano i mari della Terra e il Mesozoico ha portato all'estinzione i dinosauri, circa 65 milioni di anni fa. I dinosauri dovettero soccombere non perché inadeguati di per sé, ma perché si ritrovarono catapultati improvvisamente in un ambiente che non era più il loro. Alle estinzioni di massa infatti, non sopravvive il più adatto, ma il più flessibile, per esempio il generalista che ha una dieta diversificata e si arrangia in ambienti differenti, o sopravvive il più fortunato, chi si trova al posto giusto al momento giusto.
Lo stesso è accaduto per la specie del genere Homo. Finora ne sono state riconosciute dodici quelle che hanno abitato la terra, eppure per una serie di conseguenze casuali, determinate soprattutto da fattori ambientali, solo l’Homo sapiens è stato più fortunato; L’homo floresiensis o l’Homo naledi ad esempio si sono estinti anche se possedevano un cervello sviluppato, avevano sviluppato una discreta tecnologia ed erano ottimi cacciatori.
E a proposito dell’evoluzione del cervello? Rita Levi Montalcini sosteneva che il cervello perfetto fosse quello degli insetti, grande come un granello di polvere eppure tanto abile nel far fronte stabilmente ai problemi ambientali da 600 milioni di anni. Al contrario, il cervello umano è instabile e per questo più creativo e ambivalente. Ne consegue che nella progenie degli insetti non nascerà mai un Hitler né un Einstein. Le informazioni del mondo esterno che ci arrivano sono frammentarie e l’interpretazione che risulta è parziale perché condizionata dalle esperienze pregresse. Inoltre, fino a poco tempo fa si pensava che il nostro cervello fosse in un trend di crescita, ma non è così.
Il genetista Dobžanskij aveva fiducia nel potere migliorativo e perfezionante della selezione naturale, ma secondo Pievani nel poco tempo che ci siamo fin qui guadagnati ne abbiamo già combinate di tutti i colori. Un esempio è la totale fiducia nella tecnologia. Le invenzioni tecnologiche sono il modo attraverso cui sopperiamo alle nostre limitazioni biologiche innate, ma nelle stesse tecnologie noi proiettiamo la nostra imperfezione perché non sono il frutto di un disegno ottimale, ma un processo che vede arrangiamenti e imperfezioni. Questo ci porta a cambiare il mondo, ma poi il mondo senza preavviso cambia noi: inquinamento globale, riscaldamento climatico, calotte polari che arretrano e così via. Le conseguenze di questo comportamento porteranno alle già terribili disuguaglianze sociali, carestie e imponenti migrazioni forzate. Noi cambiamo il mondo e il mondo presenta il conto. Ma l’uomo non è una bestia, così come scriveva Primo Levi in I sommersi e i salvati, lo diventa in determinate condizioni. Ma allora quale può essere la soluzione secondo Pievani? “Non una razionalità perfetta, ma un razionalismo scettico e di metodo, il cui primo insegnamento è semplice: diffidare di tutti i profeti che manipolano le imperfezioni della nostra mente umana”.

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