Nel corso della storia dell’uomo, il problema del male ha assunto
diversi significati. Per gli antichi greci, tutto era determinato dal
destino, dal caso e dalla necessità; l’uomo faceva parte del ciclo
naturale delle cose per cui il male e il bene accadevano, senza una
ragione. Con la nascita del Cristianesimo il male acquista una valenza
metafisica; l’uomo conosce il bene e il male e la sua disubbidienza
genera dolore. Da questi presupposti cominciano a nascere le domande
senza fine: se Dio è infinitamente buono, onnipotente e onnisciente
perché esiste il male? Perché molti innocenti soffrono e molti malvagi
prosperano? Che senso ha la morte di un bambino? Negli ultimi secoli
l’esistenza di Dio verrà messa in discussione e anche il male non avrà
più la sua utilità come espiazione di un peccato originale, il male
diventerà inutile. La scienza nasce dal dolore e lo sguardo dell’uomo
non sarà più rivolto al cielo ma si poserà sulla terra. Partendo dal
Libro di Giobbe della Bibbia, passando per il mondo antico, cercheremo,
per quanto possibile, di ripercorrere il pensiero del male nella storia
dell’uomo, fino ai nostri giorni interrogando filosofi e scienziati,
poeti e scrittori, tra cui Socrate, Epicuro, Lucrezio, Agostino,
Tommaso, Bayle, Kant, Leopardi, Nietzsche, Dostoevskij, Jung, Camus,
Jonas, Cioran, Levi, Arendt.
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