giovedì 3 marzo 2016

8 Marzo, donna e religioni

L’8 marzo si festeggia la Festa della donna in gran parte del mondo. La celebrazione si è tenuta la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti per ricordare la tragedia di un gruppo di operaie di un’industria tessile di New York che protestarono per le condizioni disumane in cui lavoravano. Il proprietario, per ritorsione, bloccò tutte le porte di uscita dello stabilimento. Quel giorno scoppiò un incendio e morirono 129 di loro. 
La Festa della donna sarebbe riconducibile anche ad un altro avvenimento accaduto in Russia, quando l’8 marzo 1917, a San Pietroburgo, le donne marciarono lungo le strade chiedendo a gran voce la fine della guerra e manifestando per i loro diritti. In Italia la Festa delle donne venne istituita la prima volta nel 1922.
Ma in questa rubrica vorremmo fare un passo indietro e chiederci: quanta responsabilità hanno avuto (e hanno) le religioni sulla condizione delle donne?

Le grandi religioni monoteiste hanno sempre manifestato un atteggiamento di irriverenza e di disprezzo nei confronti della donna. Purtroppo i testi Sacri dell’ebraismo, dell’islamismo e del cristianesimo, in molti passi sottolineano come la donna sia inferiore all’uomo sul piano spirituale e intellettivo. Per fare qualche esempio, nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo, in riferimento alle donne si legge: “Tanto vale spezzare le Tavole della legge piuttosto che spiegargliele”. Il Corano, il testo sacro dell’Islam recita: “Ammonite quelle (donne) di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, picchiatele”.
Anche nel cristianesimo la donna è sempre stata subordinata a quello dell’uomo; potremmo citare numerosi esempi, dalla Bibbia a Tertulliano, da Agostino d’Ippona a Tommaso d’Aquino; ma senza scomodare i Padri della Chiesa e i primi filosofi cristiani, è bene ricordare che nel 1489, due frati domenicani pubblicarono il Malleus Maleficarum, un trattato che all’epoca ebbe un grande successo, secondo solo alla Bibbia. Era un manuale che aveva lo scopo specifico di reprimere le eresie, di riconoscere la stregoneria e le torture da attuare. Si sosteneva l’inferiorità della donna anche perché, secondo i due frati domenicani, l’etimologia del termine femina è composto da fe (fede) e da minus (meno) cioè colei che ha meno fede. Le donne accusate di stregoneria dall’Inquisizione, venivano sottoposte ad interrogatori estenuanti, torturate crudelmente e mandate al rogo. Gli ultimi processi per stregoneria si ebbero fino all’inizio del XVIII secolo; Voltaire dirà: “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”.
Anche nel Novecento la Chiesa ribadisce la subordinazione della donna nei confronti dell’uomo. Papa Paolo VI, vescovo di Roma dal 1963 al 1978, affermò: “Dovere principale della moglie è provvedere al governo della casa in subordinazione al marito. All’uomo spetta l’ultima parola in tutte le questioni economiche domestiche e la donna deve essere pronta all’obbedienza in tutte le cose: il suo posto è soprattutto in casa. Son da condannare gli sforzi di quelle femministe le cui pretese mirano ad un’ampia uguaglianza fra uomo e donna”. Le varie encicliche riguardanti la donna nell’ultimo secolo e le recenti affermazioni di papa Bergoglio restano solo un tentativo di riscattare la figura femminile.
La realtà è che le religioni si sono mostrate storicamente misogine e maschiliste; difficilmente vedremo una donna ricoprire ruoli fondamentali nell’ebraismo, nell’islamismo e nel cristianesimo. Ancora oggi in alcuni Stati islamici, quelli più tradizionalisti che mirano alla reintroduzione della sharia, le norme del Corano sono interpretate ed applicate in maniera più rigida, dove le donne hanno una libertà limitata, sono considerate inferiori all’uomo. In molti casi alle donne è vietato di uscire di casa senza autorizzazione, sono costrette a indossare sempre il burqa, non godono della libertà di parola e di espressione, non possono studiare, non possono decidere del loro destino e quello dei loro figli. L’Islam ammette la poligamia quindi le donne sono costrette a convivere con altre mogli scelte dall’uomo. Secondo il Corano, il marito può ripudiare la moglie quando vuole ma non il contrario. Una donna accusata di adulterio può essere assassinata tramite lapidazione.
Di certo la Festa della donna non avrebbe potuto mai avere una matrice religiosa. La storia ci insegna che le conquiste sociali, politiche ed economiche sia per l’uomo che per la donna iniziano quando si comincia a dubitare di quei poteri politici e religiosi che incarnano idee assolute.

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