Il grande poeta tedesco Heinrich Heine
(Düsseldorf, 1797 – Parigi, 1856) scriveva nella sua tragedia teatrale
Almansor: “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli
uomini”. Il rogo dei libri, la loro distruzione e la loro censura è
stata sempre promossa dai regimi totalitari e dai Paesi teocratici in
generale, privando all’uomo la conoscenza e il progresso scientifico:
dalla biblioteca di Alessandria d’Egitto all’Indice dei libri proibiti,
dal rogo dei manoscritti dei Maya e degli Aztechi, agli imperialismi
europei, dai regimi nazifascisti a quelli comunisti, fino
all’intolleranza dei fanatici musulmani dei nostri giorni.
L’incendio della biblioteca di Alessandria d’Egitto
forse è stato l’atto più grave che la cultura umana abbia mai subìto e
ha segnato anche l’inizio dell’intolleranza della religione cristiana.
Alessandria d’Egitto era stata costruita per volere di Alessandro Magno nel 331 a.C.
e grazie alla sua posizione geografica era un crocevia di traffici
fiorenti tra l’Occidente e l’Oriente. La biblioteca era dislocata in
diversi edifici della città e i luoghi più importanti erano il tempio
delle Muse e il Serapeum. La collezione raccoglieva oltre 500.000 rotoli
provenienti dall’Egitto, da Roma e dalla Grecia, ma anche dalla
Babilonia, dall’India, dalla Persia e persino dalla Cina. Alessandria
d’Egitto fu attaccata dai romani diverse volte; nel 48 a.C. da Giulio
Cesare, nel 213 d.C. da Caracalla, nel 273 da Aurelio e nel 296 da
Diocleziano. Ma se la biblioteca era stata parzialmente distrutta dai
romani come conseguenza dei conflitti, dai cristiani viene ordinata la
sistematica distruzione dei testi perché considerati eretici. Atanasio
(Alessandria d’Egitto, 295 circa – Alessandria d’Egitto 373), ottavo
Papa della Chiesa copta e Dottore della Chiesa, nel 367 ordinò che
venissero distrutti tutti i testi che non riteneva canonici ed
accettabili. Il colpo definitivo alla biblioteca alessandrina fu dato da
Teofilo, vescovo di Alessandria, (incerta la nascita, morto nel 412),
che guidò un esercito di monaci facendo distruggere il tempio Serapeum
che conteneva migliaia di testi, perduti per sempre, e fece trucidare
numerosi pagani.
Emblematica la figura di Ipàzia, filosofa e scienziata neoplatonica. Nata nel 370 ad Alessandria, è considerata ancora oggi il simbolo del libero pensiero femminile per la sua saggezza ed eloquenza. Nel 415, un gruppo di fanatici cristiani, istigati da Cirillo d’Alessandria, catturarono Ipàzia, la spogliarono, la seviziarono, la fecero a pezzi e data alle fiamme insieme ai testi che rappresentavano il suo pensiero. Alcuni storici indicano l’8 marzo, festa della donna, il giorno della morte di Ipàzia; non ne abbiamo la certezza ma è di grande suggestione. È bene ricordare che Cirillo fu proclamato santo e dottore della Chiesa nel 1882.
L’Inquisizione, l’istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica attiva dal Medioevo fino all’età Moderna, mediante appositi tribunali si rese responsabile non solo dell’uccisione di migliaia di Ebrei, Catari, Valdesi, Albigesi e Anabattisti ma anche della distruzione di decine di migliaia di insostituibili volumi di origini latine, greche ed ebraiche.
Nel 1445, il tedesco Johann Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili ed ebbe effetti rivoluzionari sulla cultura occidentale. Pian piano scompariva la figura del monaco amanuense che spesso introduceva nelle copie le sue idee, i suoi commenti, inquinando le grandi opere di autori greci e latini. Il libro stampato costava meno, era facilmente duplicabile, era più maneggevole e più chiaro da leggere rispetto al manoscritto. Anche se ci vollero decenni, la stampa permise una diffusione notevole dei testi raggiungendo un pubblico sempre più vasto, fino ai ceti più deboli. Dopo l’invenzione della stampa, la Chiesa cercò di ostacolare la pubblicazione, la diffusione e la lettura delle opere a carattere letterario e scientifico per tutelare la fede cattolica.
Così, nel 1558 papa Paolo IV corse ai ripari e promosse l’Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum), un elenco tra i più radicali, severi e liberticidi della storia della cultura umana. Con questo strumento si intendeva controllare la produzione scritta in ogni campo, non solo religioso ma anche scientifico in contrasto con la filosofia aristotelica e tolemaica. Erano inseriti circa mille proibizioni tra autori, titoli e stampatori colpevoli delle pubblicazioni. Coloro che finivano in questo Indice venivano scomunicati e molti torturati e uccisi tra cui ricordiamo Giordano Bruno che fu arso vivo nel 1600 a Campo dei fiori a Roma durante il pontificato di Clemente VIII.
Nel 1616 vennero messi all’Indice le opere di Copernico tra cui il De Rivolutionibus Orbium Coelestium stampato nel 1543 e le opere di Keplero. Con la condanna di Copernico si aprì in seguito il conflitto tra Galileo Galilei e il Vaticano, con la messa all’Indice nel 1633 del suo Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo.
Nel Settecento, con il diffondersi dell’Illuminismo e del Socialismo, il numero delle opere e degli autori proibiti aumenterà a dismisura, ma nello stesso tempo il clima politico cominciava a mutare e anche l’Indice riduceva la sua funzione per la quale era stato inventato perdendo il potere coercitivo diretto fuori dai confini vaticani.
Nel 1965, con papa Paolo VI, l’Inquisizione romana cambiò il nome in Congregazione per la dottrina della fede e nel 1966 l’Indice dei libri proibiti venne abolito dopo ben quattro secoli di attività.
È impossibile fare un elenco completo di tutti gli scrittori, filosofi, scienziati, economisti ed intellettuali vari finiti all’Indice per le loro opere, ma per meglio comprenderne la gravità riportiamo alcuni nomi: Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Galileo Galilei, Immanuel Kant, Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Karl Marx, Gabriele D’Annunzio. Anche se il XX secolo decretò la fine dell’Indice dei libri proibiti, l’Opus Dei, un’istituzione di natura gerarchica della Chiesa, decise di recensire libri e film nella Guida Bibliografica, suggerendone la valutazione secondo parametri cattolici con giudizi positivi o negativi. Secondo l’Opus Dei ogni cattolico deve assolutamente evitare libri o film di Woody Allen, Luchino Visconti, Milan Kundera, Nicola Abbagnano, Gore Vidal, Isaac Asimov, Albert Camus, Karl Popper, Oriana Fallaci, Stephen King, anche qui per citarne alcuni. In questi “Indici” è sconcertante trovare tanti nomi che hanno dato un contributo notevole all’umanità in campo scientifico e artistico.
Da sottolineare un aspetto importante: il Mein Kampf di Adolf Hitler e tutti i testi base della propaganda nazista non furono mai messi all’Indice.
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