Bart D. Ehrman è uno
dei più autorevoli studiosi del cristianesimo delle origini e le sue
pubblicazioni generano spesso dibattiti anche accesi. Insegna all’Università
della Carolina del Nord e ha scritto una ventina di libri su Gesù e i primi
cristiani, cinque dei quali sono diventati bestseller nelle classifiche del New
York Times. Tra i più noti, segnaliamo “Gesù è davvero esistito?”, “I
cristianesimi perduti”, “Gesù non l’ha mai detto”. In quest’ultimo libro,
pubblicato dalla casa editrice Nessun
Dogma, la tesi di Bart D. Ehrman è tanto semplice quanto sconcertante,
soprattutto per tanti cristiani. In un libro documentatissimo, l’autore
dimostra che Gesù non era considerato Dio a suo tempo, che i discepoli non
credevano affatto che fosse Dio e lo stesso Gesù non si considerava Dio; in
sostanza viene messo in discussione uno dei principi più importanti della
cristianità, cioè che Gesù non è Dio incarnato. Secondo l’autore sono gli
stessi Vangeli a dimostrarlo; Bart D. Ehrman non è il solo a sostenere queste e
altre tesi sull’origine del Cristianesimo e sulla figura di Gesù; oggi sono
tanti gli studiosi che mettono in discussione le “verità” della Chiesa: E. P.
Sanders, Geza Vermes, Dale Allison, Paula Fredriksen e tanti altri.
Ma andiamo
per ordine: l’autore parte dalle antiche civiltà politeiste spiegando che a
quei tempi molti uomini, soprattutto i re sovrani, venivano considerati esseri divini già in vita: dagli egizi alle
civiltà mesopotamiche, fino all’antica Grecia e Romana. Personaggi come Alessandro
Magno, Romolo, Giulio Cesare, Cesare Augusto, Ottaviano e tanti altri, venivano
venerati come dei. Ma anche uomini comuni potevano essere considerati divini; è
il caso di Apollonio di Tiana, che “un emissario celeste aveva annunciato alla
madre che avrebbe dato alla luce non una creatura mortale, ma un essere
divino”. È curioso notare infatti che Apollonio diventò un predicatore e
spiegava che non bisognava curarsi della vita terrena e dei beni materiali, ma
dello spirito e le cose eterne; ebbe molti seguaci, convinti che fosse il
Figlio di Dio; compiva miracoli, cacciava i demoni e resuscitava i morti, si
scontrò con le autorità romane, fu processato ma ascese in cielo per poi
apparire ad un suo devoto togliendogli ogni dubbio … insomma una vita simile a
quella di Gesù. Questi sono solo degli esempi ma la mitologia greca e romana è
piena di storie simili. Nell’antichità quindi era opinione comune che gli dei
potessero assumere sembianze umane e gli umani sembianze divine. Nel Nuovo Testamento,
Gesù non viene mai chiamato Dio, tranne nel Vangelo di Giovanni; ma qui bisogna
aprire una parentesi. Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sono gli autori dei
Vangeli e tantomeno testimoni oculari della vita di Gesù. I Vangeli sono
scritti in forma anonima e la prima ricostruzione della vita di Gesù arrivata
fino a noi fu scritta quarant’anni dopo la sua morte: “I Vangeli contengono
informazioni e ricostruzioni non storiche, modificate, esagerate e romanzate
col tempo: non sono certo opera di persone che stavano sedute a prendere
appunti ai piedi di Gesù”. In effetti bisogna tener presente che a quei tempi
solo il dieci per cento circa della popolazione sapeva leggere e scrivere,
quindi le storie erano tramandate oralmente e i fatti venivano alterati, modificati
e falsati ed è così che “da potenziale messia (umano) Gesù divenne il Figlio di
Dio esaltato a livello divino con la resurrezione”. Dalla resurrezione di Gesù
alla nascita della cristologia, dai paradossi del cristianesimo ortodosso al
concilio di Nicea, Bart D. Ehrman affronta diversi argomenti in modo dettagliato
e ricco di dati storici incontrovertibili, che ci aiuta a riflettere su molte
“verità” che fino a qualche tempo fa erano considerate indiscutibili.
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