domenica 22 ottobre 2017

La democrazia è ancora la migliore forma di governo possibile?



Continua ad esserci un grande dibattito intorno al termine democrazia nella società contemporanea, non solo sul piano internazionale ma anche nazionale: instabilità sociale, crisi economica, corruzione politica, promesse disattese, libertà di stampa, diritti non garantiti, ecc. Allora cerchiamo di capire se la democrazia è ancora oggi la forma di governo migliore.
Poco tempo fa i filosofi Maurizio Ferraris e Felice Cimatti nel programma “Zettel - Filosofia in Movimento” su Rai Cultura, si sono occupati proprio del significato della democrazia nella nostra epoca; cerchiamo di analizzare alcuni punti.

In questi ultimi anni in effetti molti hanno messo in discussione la democrazia rappresentativa e sono state ipotizzate soluzioni alternative per attuare nuove forme di governo. La democrazia rappresentativa fino ad oggi è stata considerata la migliore forma di governo possibile tanto che nell’ultimo secolo è stata adottata da 167 Paesi su 206. La prima forma di governo democratico nacque ad Atene verso la fine del VI secolo a.C. e con il tempo ha fatto moltissima strada. Oggi possiamo definire la democrazia come quella forma di governo basata sulla sovranità popolare che garantisce ad ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico. Bisogna precisare che in Italia, il suffragio universale si può considerare dal 1946, quando per la prima volta anche le donne furono chiamate al voto. Da allora, la democrazia in Italia e non solo, ha garantito lo sviluppo individuale, la libertà di pensiero e di opinione, la crescita economica, la stabilità politica e pace. Ma oggi le democrazie sembrano essere in forte difficoltà, comprese quelle europee. Il crollo di Wall Street nel 2008 ha messo in crisi uno dei capisaldi dei regimi democratici, quello del benessere e della crescita economica. La fiducia verso la reale efficacia delle libere elezioni inoltre, va diminuendo perché spesso i politici non mantengono le promesse fatte in campagna elettorale.
Vediamo innanzitutto prima le ragioni di coloro che mettono in discussione la democrazia.
Uno dei capisaldi della democrazia è il suffragio universale e molti sostengono che non tutti dovrebbero votare. Il principio della democrazia si basa su “una testa, un voto” e siamo tutti uguali di fronte alla democrazia, ma questo può portare paradossalmente ad una vera e propria dittatura. Il 5 marzo del 1933 infatti, Hitler vinse democraticamente le elezioni con il 43% della popolazione. Quindi non sempre è una cosa buona far votare tutti perché si vota qualcuno che poi si metterà contro quello stesso sistema. Un altro punto, forse quello più difficile e complicato, è che molte volte le scelte su cui siamo chiamati a votare sono troppo complicate, piene di implicazioni che ci sfuggono completamente e sono chiamati al voto anche persone totalmente disinformate. Pensiamo ad esempio alla Brexit; il 23 giugno 2016 gli inglesi sono stati chiamati per votare pro o contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Ebbene, il referendum decretò l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna, ma poco tempo dopo, secondo un sondaggio, molti inglesi si erano pentiti di aver votato a favore della Brexit, non avevano inteso chiaramente la portata del referendum. Quindi il problema fondamentale sembra essere proprio il suffragio universale; non è possibile affidare scelte così importanti a persone che non sanno cosa effettivamente si sta votando. Inoltre, i governi regolarmente eletti in realtà sono democratici solo in modo apparente. Nel 1993 ad esempio, ci fu un referendum abrogativo che vide una enorme partecipazione popolare per abolire il finanziamento pubblico dei partiti politici; tutti votarono a favore di questo referendum ma il finanziamento pubblico ai partiti continua ad esserci sotto forme diverse, come se il voto non fosse servito a nulla. Per non parlare poi delle grandi organizzazioni internazionali, delle multinazionali, della finanza internazionale che spesso rappresentano delle vere oligarchie che nessuno elegge ma con le loro scelte incidono pesantemente sulle società democratiche.
Ecco, queste sono in breve i dubbi di coloro che mettono in discussione la democrazia e il suffragio universale; ma vediamo ora invece coloro che, nonostante tutto, continuano a sostenere la democrazia, e partiamo dall’ultimo punto: proprio perché ci sono le multinazionali che non sono elette da nessuno, è bene che ci siano altre istituzioni politiche, come appunto i governi che sono eletti democraticamente, che pongano un limite ad un potere che altrimenti sarebbe assoluto e incontrollato. Quindi la democrazia, oggi più che mai, è l’unica istituzione che può contrastare le oligarchie o queste forme di mercato e per farlo bisogna tener sempre presente Montesquieu, il filosofo illuminista che per primo teorizzò la separazione dei poteri (legislativo, giudiziario ed esecutivo) che permette il miglior equilibrio in un sistema democratico.
Molto spesso in democrazia le scelte non vanno nella direzione che abbiamo auspicato, come nel caso della Brexit, ma è anche vero che ci sono tanti casi dove invece il suffragio universale è stato determinante per la crescita sociale, politica ed economica di un Paese. Come afferma giustamente Ferraris, l’assenza di voto è sempre garanzia di soluzioni oscurantiste. Nonostante tutto quindi, ancora oggi sembra che la democrazia funzioni meglio rispetto ad altri sistemi, mentre è l’assenza di democrazia a non funzionare. Può sembrare comodo pensare che qualcuno decida al nostro posto ma fa parte della natura umana avere la libertà di scegliere. Spesso si critica la democrazia perché ci stiamo dentro, ma se guardiamo come si stava durante il fascismo ci renderemo conto di quanto sia meglio la democrazia. È vero che oggi l’Italia è attraversata da una crisi preoccupante in diversi settori, ma possiamo ancora scegliere, e scegliere significa possibilità. 

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