Continua
ad esserci un grande dibattito intorno al termine democrazia nella società contemporanea, non solo sul piano
internazionale ma anche nazionale: instabilità sociale, crisi economica, corruzione
politica, promesse disattese, libertà di stampa, diritti non garantiti, ecc. Allora
cerchiamo di capire se la democrazia è ancora oggi la forma di governo
migliore.
Poco
tempo fa i filosofi Maurizio Ferraris e Felice Cimatti nel programma “Zettel -
Filosofia in Movimento” su Rai Cultura, si sono occupati proprio del
significato della democrazia nella nostra epoca; cerchiamo di analizzare alcuni
punti.
In
questi ultimi anni in effetti molti hanno messo in discussione la democrazia
rappresentativa e sono state ipotizzate soluzioni alternative per attuare nuove
forme di governo. La democrazia rappresentativa fino ad oggi è stata
considerata la migliore forma di governo possibile tanto che nell’ultimo secolo
è stata adottata da 167 Paesi su 206. La prima forma di governo democratico
nacque ad Atene verso la fine del VI secolo a.C. e con il tempo ha fatto
moltissima strada. Oggi possiamo definire la democrazia come quella forma di
governo basata sulla sovranità popolare che garantisce ad ogni cittadino la
partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico. Bisogna
precisare che in Italia, il suffragio universale si può considerare dal 1946,
quando per la prima volta anche le donne furono chiamate al voto. Da allora, la
democrazia in Italia e non solo, ha garantito lo sviluppo individuale, la
libertà di pensiero e di opinione, la crescita economica, la stabilità politica
e pace. Ma oggi le democrazie sembrano essere in forte difficoltà, comprese
quelle europee. Il crollo di Wall Street nel 2008 ha messo in crisi uno dei capisaldi
dei regimi democratici, quello del benessere e della crescita economica. La
fiducia verso la reale efficacia delle libere elezioni inoltre, va diminuendo
perché spesso i politici non mantengono le promesse fatte in campagna
elettorale.
Vediamo
innanzitutto prima le ragioni di coloro che mettono in discussione la
democrazia.
Uno
dei capisaldi della democrazia è il suffragio universale e molti sostengono che
non tutti dovrebbero votare. Il principio della democrazia si basa su “una
testa, un voto” e siamo tutti uguali di fronte alla democrazia, ma questo può
portare paradossalmente ad una vera e propria dittatura. Il 5 marzo del 1933
infatti, Hitler vinse democraticamente
le elezioni con il 43% della popolazione. Quindi non sempre è una cosa buona far
votare tutti perché si vota qualcuno che poi si metterà contro quello stesso
sistema. Un altro punto, forse quello più difficile e complicato, è che molte
volte le scelte su cui siamo chiamati a votare sono troppo complicate, piene di
implicazioni che ci sfuggono completamente e sono chiamati al voto anche
persone totalmente disinformate. Pensiamo ad esempio alla Brexit; il 23 giugno
2016 gli inglesi sono stati chiamati per votare pro o contro l’uscita della
Gran Bretagna dall’Europa. Ebbene, il referendum decretò l’uscita dall’Unione
Europea della Gran Bretagna, ma poco tempo dopo, secondo un sondaggio, molti
inglesi si erano pentiti di aver votato a favore della Brexit, non avevano
inteso chiaramente la portata del referendum. Quindi il problema fondamentale
sembra essere proprio il suffragio universale; non è possibile affidare scelte
così importanti a persone che non sanno cosa effettivamente si sta votando. Inoltre,
i governi regolarmente eletti in realtà sono democratici solo in modo
apparente. Nel 1993 ad esempio, ci fu un referendum abrogativo che vide una
enorme partecipazione popolare per abolire il finanziamento pubblico dei
partiti politici; tutti votarono a favore di questo referendum ma il
finanziamento pubblico ai partiti continua ad esserci sotto forme diverse, come
se il voto non fosse servito a nulla. Per non parlare poi delle grandi
organizzazioni internazionali, delle multinazionali, della finanza
internazionale che spesso rappresentano delle vere oligarchie che nessuno
elegge ma con le loro scelte incidono pesantemente sulle società democratiche.
Ecco,
queste sono in breve i dubbi di coloro che mettono in discussione la democrazia
e il suffragio universale; ma vediamo ora invece coloro che, nonostante tutto,
continuano a sostenere la democrazia, e partiamo dall’ultimo punto: proprio
perché ci sono le multinazionali che non sono elette da nessuno, è bene che ci
siano altre istituzioni politiche, come appunto i governi che sono eletti
democraticamente, che pongano un limite ad un potere che altrimenti sarebbe
assoluto e incontrollato. Quindi la democrazia, oggi più che mai, è l’unica
istituzione che può contrastare le oligarchie o queste forme di mercato e per
farlo bisogna tener sempre presente Montesquieu, il filosofo illuminista che
per primo teorizzò la separazione dei poteri (legislativo, giudiziario ed
esecutivo) che permette il miglior equilibrio in un sistema democratico.
Molto
spesso in democrazia le scelte non vanno nella direzione che abbiamo auspicato,
come nel caso della Brexit, ma è anche vero che ci sono tanti casi dove invece
il suffragio universale è stato determinante per la crescita sociale, politica
ed economica di un Paese. Come afferma giustamente Ferraris, l’assenza di voto
è sempre garanzia di soluzioni oscurantiste. Nonostante tutto quindi, ancora
oggi sembra che la democrazia funzioni meglio rispetto ad altri sistemi, mentre
è l’assenza di democrazia a non funzionare. Può sembrare comodo pensare che
qualcuno decida al nostro posto ma fa parte della natura umana avere la libertà
di scegliere. Spesso si critica la democrazia perché ci stiamo dentro, ma se
guardiamo come si stava durante il fascismo ci renderemo conto di quanto sia
meglio la democrazia. È vero che oggi l’Italia è attraversata da una crisi preoccupante
in diversi settori, ma possiamo ancora scegliere, e scegliere significa
possibilità.
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