Mario Tozzi è un geologo e un divulgatore scientifico, noto anche
come autore e personaggio televisivo; da poco ha pubblicato il suo
ultimo libro dal titolo “Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi
sbagliate” edito da Einaudi e pone delle domande sulle nostre paure
collettive: di che cosa abbiamo paura, quando parliamo di catastrofi?
Quali sono le nostre paure ataviche rispetto alla Terra? E perché
abbiamo paura quando non dovremmo e non ne abbiamo quando dovremmo?
In effetti ci sono paure collettive profondamente sbagliate; tutti
noi temiamo gli squali ma nessuno teme le noci di cocco. Eppure gli
squali causano meno di dieci morti all’anno mentre la caduta di noci di
cocco causano oltre cento morti all’anno. Sono stati girati molti film
sugli squali assassini ma forse non vedremo mai nessun film sul frutto
tipico dei paesi caldi. Un altro fenomeno è quello delle scie chimiche; i
complottisti sostengono che gli aerei di linea diffondono veleni dai
loro reattori, fino a condizionare il clima e assoggettare le nazioni.
In realtà si tratta di scie di condensazione del vapore acqueo che i
reattori spargono nell’atmosfera. E poi ci sono le paure delle
meteoriti, degli extraterrestri mentre pochi si preoccupano delle paure
vere, delle catastrofi vere che riguardano il cambiamento climatico,
l’esaurimento delle risorse, il consumo del territorio, il problema dei
rifiuti, gli inquinamenti e l’impoverimento della vita che sono
imminenti e potrebbero essere evitate se solo ci comportassimo in modo
differente.
La vera paura dovrebbe essere il drammatico cambiamento del clima che
sta causando l’uomo con il mercato globale, ma pare che nessuno si
preoccupi. “Il sistema alimentare mondiale è una gigantesca macchina le
cui emissioni stanno modificando il clima più del traffico veicolare e
delle fabbriche. Oltre un terzo dei gas climalteranti proviene
dall’agricoltura, e l’allevamento, da solo, contribuisce per il diciotto
per cento. Si, le bistecche sono responsabili dell’innalzamento medio
delle temperature dell’atmosfera e degli oceani”. Basti pensare che dal
1850 ad oggi è sparito più del cinquanta per cento dei ghiacciai alpini.
L’autore nel suo libro fornisce numerosi dati scientifici che
confermano questi dati. A causa del cambiamento climatico, si sono
verificati eventi metereologici a carattere violento: dal 1970 hanno
ucciso due milioni di persone e trecentomila sono morte per la siccità
nella sola Etiopia.
C’è un altro dato molto preoccupante: un terzo del cibo che mangiamo
dipende dagli insetti ma gli uomini sono responsabili della distruzione
di ventisettemila specie all’anno. Le api impollinano il novanta per
cento delle piante e la loro estinzione comporterebbe l’estinzione
dell’uomo.
Il libro fornisce importanti riflessioni anche sull’acqua, la
deforestazione, il cibo spazzatura, i rifiuti prodotti
dall’industrializzazione e dal mercato globale: basti pensare che la
plastica, forse la scoperta tecnologica più rilevante dall’età dei
metalli, è anche la più inquinante; ha inciso notevolmente nel nostro
ecosistema, e in appena mezzo secolo, la plastica è diventata essa
stessa plancton, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.
Queste dovrebbero essere le nostre vere paure, ma continuiamo
inspiegabilmente ad ignorarle. Un libro da leggere e tener presente,
perché non abbiamo più tempo per minimizzare le vere catastrofi!
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