lunedì 15 maggio 2017

Quando la storia non insegna!

Si sa che il pensiero precede l’azione ma spesso l’uomo agisce in modo diametralmente opposto, per istinto, senza pensare alle conseguenze e soprattutto senza tener conto della storia e del suo insegnamento. Tante sono state le battaglie culturali per realizzare un mondo di pace e di serenità ma siamo ancora lontani dalla loro completa realizzazione. Non solo intolleranze, ingiustizie e disuguaglianze sociali; oggi nel mondo sono in atto numerosi conflitti e soprattutto incombe la paura che possa scoppiare una guerra nucleare.
Prendiamo in considerazione per un attimo le dottrine filosofiche, giuridiche e scientifiche del Settecento e dell’Ottocento in relazione con quanto è successo nel Novecento e poniamoci qualche domanda sul nostro momento storico. Nel XVIII secolo, durante l’Illuminismo, numerosi filosofi e scienziati hanno sottolineato l’importanza del progresso culturale e scientifico della società per raggiungere un mondo di pace e serenità. Voltaire scrisse il Trattato sulla tolleranza che costituisce un testo fondamentale sulla libertà di pensiero, il vero punto che identifica una società civile; Montesquieu nella sua opera Lo spirito delle leggi parla della necessità di separare il potere legislativo da quello esecutivo e giudiziario; la separazione dei tre poteri infatti impedisce la corruzione e l’intolleranza del potere assoluto. Kant nella Fondazione di una metafisica dei costumi auspica un “Regno dei fini”, una società ideale che può essere realizzata attraverso l’esercizio della libertà umana da esseri dotati di ragione. Dall’Illuminismo quindi nasce la consapevolezza di avere il coraggio di servirsi della propria ragione con la speranza che si possa realizzare un mondo di pace e di tolleranza, allontanando per sempre il pensiero assoluto delle religioni e dei regimi totalitari.


Nella prima metà dell’800 in Francia nasce il Positivismo, una conseguenza naturale dell’Illuminismo che poneva l’accento sulla fiducia nella scienza e nel progresso tecnologico. Secondo i positivisti infatti, il metodo scientifico applicato in tutti i campi del sapere umano, avrebbe portato di fatto ad una società civile in contrapposizione a tutte quelle dottrine metafisiche e metempiriche. Ma nonostante il Settecento avesse posto delle basi per la costruzione di una società civile fino alla Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, e la spinta da parte del Positivismo alla ricerca scientifica dalla seconda metà del’Ottocento che avrebbe portato ad una evoluzione sociale, il Novecento lo ricordiamo come un secolo terribile, dove è emerso forse il lato più oscuro dell’essere umano con due guerre mondiali, campi di concentramento, genocidi e intolleranze di ogni genere attuati dai regimi comunisti, nazisti e fascisti.
 Oggi, come nel secolo scorso, ci troviamo di nuovo di fronte ad uno scenario imprevedibile e minaccioso; basti pensare al terrorismo islamico, alle contrapposizioni geopolitiche tra Occidente ed Oriente, alle minacce di guerre nucleari tra Donald Trump e Kim Jong-un. Allora si potrebbero fare alcune considerazioni: forse dalle tragedie del secolo scorso l’uomo non ha preso coscienza, forse il progresso scientifico è controllato da mani sbagliate, forse la globalizzazione ha innalzato ulteriormente muri ideologici, forse il capitalismo è concentrato nelle mani di pochi impoverendo il resto del pianeta, forse la storia è così irrazionale che troppo spesso emergono personaggi sbagliati. Siamo ancora troppo lontani dalla realizzazione pratica di un’empatia umanitaria, quella capacità di comprendere a pieno il sentimento dell’altro; di certo non sono i popoli della terra a volere una guerra ma solo pochi uomini e non è possibile che dalla condotta di alcuni possa dipendere il destino di tutti. 

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