Carlo
Rovelli è un fisico
italiano che ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti. Attualmente lavora in
Francia e la sua principale attività scientifica riguarda la fisica
quantistica. Si occupa anche di storia e filosofia della scienza, in
particolare dello sviluppo della riflessione scientifica dell’umanità. Ha
scritto oltre 200 articoli scientifici pubblicati sulle maggiori riviste
internazionali e tra le sue varie pubblicazioni di carattere divulgativo
ricordiamo “Sette brevi lezioni di fisica” del 2014, edito da Adelphi,
che gli ha dato una notevole popolarità in ogni parte del mondo, grazie ad una
scrittura accessibile nonostante la complessità della materia. Solo in
Italia il libro scalò le classifiche riuscendo a vendere oltre trecentomila
copie, un dato impressionante considerando il mercato dell’editoria nel nostro Paese.
Sempre dalla casa editrice Adelphi, Carlo Rovelli quest’anno ha pubblicato “L’ordine
del tempo”, un libro affascinante che descrive uno dei grandi misteri della
realtà: il tempo. Dalle leggi di Newton alla relatività di Einstein,
dalla meccanica quantistica alle teorie sulla gravità a loop (di cui Rovelli
stesso è uno dei principali teorici), il libro chiarisce molti aspetti sul
tempo, considerando gli sviluppi della fisica contemporanea fino ad affermare
che in realtà il tempo non esiste, concetto noto già da un po’ di tempo nel campo
della fisica e della filosofia della scienza. A tal proposito il fisico e
filosofo della scienza Massimo Pauri sostenne anni fa che la fisica moderna
nella sua storia ha costantemente degradato il tempo: da ente assoluto e
incorruttibile a mera illusione privo di ogni realtà fisica.
Ma cerchiamo
di ripercorrere brevemente l‘idea del tempo nella storia. Per gli antichi greci
il tempo era considerato ciclico, ovvero un universo che ripeteva se stesso,
secondo una sequenza eterna ed infinita, come avviene per le stagioni. Ma la
cultura greca ci ha consegnato anche teorie diverse tra loro: Zenone di Elea
suddivideva uno spazio all’infinito per cui il tempo si annullava: celebre il
paradosso di Achille e la tartaruga. Parmenide sosteneva che la realtà
fosse eterna, quindi il tempo non aveva senso ma presente solo nell’opinione
pubblica. Per Aristotele invece il tempo e lo spazio erano strettamente
correlati tra loro, il tempo esiste solo se c’è qualcosa che si muove, mentre
il “motore immobile” era eterno e immutabile. Con la nascita della tradizione giudaico-cristiana
il tempo non è più ciclico ma lineare e alla fine del tempo si realizza ciò che
era stato annunciato, ovvero il giudizio universale; ecco che il tempo acquista
un senso, un fine. Da Agostino d’Ippona in poi quindi, l’idea del tempo
sarà lineare e progressivo, non più ciclico come nel mondo pagano. Con la
nascita del metodo sperimentale, che si afferma a partire dal XVII secolo, il
tempo comincia ad essere studiato sotto la lente della fisica e non più quella
metafisica. Secondo Isaac Newton, il tempo e lo spazio sono due
enti assoluti e il tempo è presente anche in uno spazio vuoto, dove non accade
nulla. È importante sottolineare “la rivoluzione copernicana” di Immanuel
Kant perché ha cambiato radicalmente il modo di vedere il tempo e non solo.
Kant infatti al centro dell’indagine non pone l’oggetto (in questo caso il
tempo) ma il soggetto, cioè è il soggetto che avverte lo scorrere del tempo e
di conseguenza riesce a percepire la realtà. Ma nei primi anni del
Novecento, grazie alla “teoria della relatività”, Albert Einstein
dimostra che il tempo e lo spazio non sono più due enti assoluti ma relativi,
ovvero il tempo dipende dalla velocità della luce e dal riferimento spaziale
che si prende in considerazione. È più corretto parlare di “spaziotempo” perché
correlati tra loro. I campi gravitazionali dei buchi neri ad esempio, che
riescono a deflettere la luce, rallentano anche il tempo. Sulla base della
relatività di Einstein, la fisica ha fatto progressi importanti e Carlo
Rovelli, uno dei fondatori della “teoria della gravità quantistica a loop”, ci
spiega con un linguaggio semplice che il tempo “non è un concetto utile quando
si studiano le strutture più generali del mondo”. Restano presenti comunque per
noi comuni mortali le parole di Agostino d’Ippona: “Il tempo? Se non me lo
chiedi so cos’è. Ma se me lo chiedi non lo so più”.
Ma al di là
dell’aspetto puramente scientifico del testo, ogni volta che viene pubblicato
un libro di fisica che raggiunge un grande successo, come nel caso di Rovelli,
il significato abbraccia un senso più profondo che riguarda non solo la storia
del progresso scientifico ma anche sociale. La fisica infatti nel corso dei
secoli ha apportato dei cambiamenti radicali al concetto di realtà e di
conseguenza ha influenzato il pensiero dell’uomo. Filosofi e scienziati nel
corso della storia hanno smascherato miti, leggende e superstizioni e a causa
delle loro teorie e scoperte, spesso hanno pagato un prezzo troppo alto. Per
fortuna, almeno in Occidente, quei tempi sono lontani ma ben venga un nuovo
bestseller scientifico in un mondo di “fake news”.
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