Karl Marx, nato a Treviri (Germania) nel 1818 e morto a Londra nel 1883 – dove trova posto il suo mausoleo, nella zona orientale del cimitero di Highgate –,
è stato tra i più influenti filosofi sul piano politico, sociale ed
economico nella storia del Novecento. Le sue teorie, insieme a F. Engels,
sono state decisive sulla nascita delle ideologie socialiste e
comuniste. Dalla rivoluzione russa del 1917 in poi, molti Paesi hanno
tentato di applicare le teorie sociali ed economiche di Marx ed Engels
tra cui l’Unione Sovietica, Cina, Mongolia, Vietnam del Nord, Yemen del
sud, Corea del Nord e tanti altri. Basti pensare che nei primi anni ottanta, quasi un terzo della popolazione mondiale era governato da regimi comunisti.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, il crollo dell’Unione
Sovietica e la protesta di piazza Tienanmen in Cina, con la conseguente
apertura al libero mercato, le idee del pensatore di Treviri sembravano
ormai accantonate, soppiantate da una politica liberista voluta da
Margaret Thatcher e Ronald Reagan.
Bisogna fare una premessa: Marx ed Engels erano due teorici e organizzatori della “I Internazionale”,
un’associazione pacifica che aveva il compito di coordinare l’attività
dei vari movimenti socialcomunisti in Europa e anche in America. Altra
cosa è stata l’applicazione delle idee marxiste da parte di Lenin,
Stalin, Mao e così via, in partiti monolitici e dittatoriali nella
politica nazionale ed internazionale. La rivoluzione proletaria
auspicata da Marx non c’è stata, resta il fatto che aveva colto molto
bene i pericoli del sistema capitalistico. In questi ultimi anni il suo
pensiero è stato rivalutato. Molti pensatori ed economisti hanno
evidenziato che su molti punti non aveva tutti i torti. Anche il famoso
settimanale americano “Time” qualche anno fa ha dedicato un’analisi
molto ampia del pensiero economico di Marx sottolineando che le critiche
del filosofo tedesco al capitalismo erano giuste.
Per
capire quanto sia attuale Marx, basta leggere “Il Capitale”, la sua
opera più famosa pubblicata del 1867. In un passo spiega: “Il
sistema creditizio che ha come centro le pretese banche nazionali e i
potenti prestatori di denaro, e gli usurai che pullulano attorno ad
essi, rappresenta un accentramento enorme e assicura a questa classe di
parassiti una forza favolosa, tale non solo da decimare periodicamente i
capitalisti industriali, ma anche da intervenire nel modo più
pericoloso nella produzione effettiva – e questa banda non sa nulla
della produzione e non ha nulla a che fare con essa (…) banditi ai quali
si uniscono i finanzieri e gli speculatori”. Il sistema
capitalistico quindi ha impoverito le masse e ha concentrato tutta la
ricchezza nelle avide mani di pochi, provocando crisi a catena e
un’esasperazione del conflitto tra i ricchi e la classe più debole.
In
effetti, a cosa stiamo assistendo oggi? Le banche “private” sono
sull’orlo del fallimento e vengono salvate dagli Stati, ovvero grazie ai
nostri soldi. I Paesi si indebitano sempre di più e scaricano il
deficit sulla fiscalità generale e le politiche di austerity; il fiscal
compact ne è una conseguenza. In Italia, con un governo di sinistra che
dovrebbe tutelare i diritti sociali, assistiamo alla privatizzazione
della sanità, della scuola, dell’acqua, ecc. Noam Chomsky ricorda: “Questa è la tecnica standard
per la privatizzazione: togli i fondi, assicurati che le cose non
funzionino, fai arrabbiare la gente, e lo consegnerai al capitale
privato”. La conseguenza delle privatizzazioni spesso sono i licenziamenti.
Oggi al lavoratore è stato tolto anche l’articolo 18, probabilmente era
l’unico diritto rimasto contro il licenziamento facile, e la forza dei
sindacati è diminuita notevolmente. Sempre per salvaguardare il sistema
capitalistico concentrato nelle mani di pochi, aumenta l’età
pensionabile e diminuiscono le retribuzioni.
L’insofferenza dei lavoratori cresce non
solo in Europa ma in tutto il mondo. Decine di migliaia di persone
continuano a scendere nelle piazze delle più importanti città europee,
protestando contro la paurosa disoccupazione e contro le misure di
austerità. Fin quando potrà reggere questo sistema? Michael Schuman nel suo articolo sul Time concluse: “Se i politici non praticheranno
nuovi metodi per garantire eque opportunità economiche a tutti, i
lavoratori di tutto il mondo non potranno che unirsi. E Marx potrebbe
avere la sua vendetta”.
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