Padova – Nel mondo si contano più di 45 muri, eretti per contrastare l’immigrazione e gli scambi commerciali, sociali e culturali; solo in Europa se ne contano sette: il muro di Asotthalom al confine ungaro-serbo, il muro tra Bulgaria e Turchia, il duplice muro tra il Marocco e le città autonome spagnole di Ceuta e Melilla, la barriera di separazione tra la città greca di Nea Vyssa e la turca Edirne, le 99 “peace lines” che si snodano per 13 chilometri a Belfast nell’Irlanda del Nord, il muro di Calais in Francia per rendere inaccessibile il porto ai migranti somali, sudanesi ed eritrei, ed il muro di macerie nella città di Mitrovica nel Kosovo. Stando alle notizie di questi giorni, sembra che la lista dovrà essere aggiornata;
l’Austria infatti ha deciso di costruire un muro al confine con la
Slovenia e ha iniziato i lavori per creare una barriera anche sul Brennero,
allo scopo di impedire ai migranti di attraversare la frontiera. La
notizia desta molta preoccupazione in virtù del fatto che è la prima
volta che un muro viene eretto tra Paesi dell’area Schengen.
I muri hanno una millenaria tradizione
legata già ai primi imperi, e da sempre rappresentano una profonda
incomunicabilità politica, sociale e culturale. Vecchi e nuovi muri sono
le manifestazioni più emblematiche delle crisi di ogni tempo: le rovine
delle antiche fortificazioni disseminate ovunque in Europa sono
il monito di un passato sempre pronto a ripresentarsi; gli altri, pure
caduti in rovina, ci parlano delle democrazie incompiute. “Il Muro”, a Berlino,
in seguito alla contrapposizione del blocco USA – URSS, fu costruito
nel 1961 dal governo della Germania dell’Est filosovietica per impedire
proprio la libera circolazione delle persone verso Berlino Ovest e il
“mondo occidentale” in generale. Il 9 novembre del 1989, in seguito allo
sgretolamento del sistema sovietico, il governo della Germania Est
decretò l’abbattimento del muro e il ripristino della libera
circolazione non solo
verso la Germania Ovest ma in tutta Europa. Il muro rimase in piedi per
28 anni e persero la vita circa 200 persone (il numero in realtà non è
stato mai reso noto con precisione) mentre tentavano di raggiungere
Berlino Ovest. La caduta del Muro di Berlino aprì la strada per la
riunificazione della Germania così come si presentava prima della
seconda guerra mondiale e fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990. Fu
anche la fine della Guerra Fredda, caratterizzata dalla corsa agli
armamenti per una eventuale ed imminente guerra atomica e totale. Il
muro di Berlino ebbe un forte impatto emotivo, sociale e culturale in
tutto il mondo ed erano in tanti a giurare che nessun muro sarebbe stato
più eretto.
Fin dai primi del Novecento, uomini come
Alcide De Gasperi, Jean Monnet, Robert Schuman, Altiero Spinelli per
citarne solo alcuni, hanno sognato un’Europa di pace, di prosperità, di
crescita economica e sociale. Oggi l’Europa non può dirsi unita quando
si mobilita solo per interessi economici, per salvare le banche o
sfruttare le risorse dei Paesi più poveri; servirebbe una nuova politica
europea che riacquistasse il senso della centralità dell’individuo e
permettere così, in base al Trattato di Lisbona del 2007, di applicare quei principi di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri.
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