giovedì 17 settembre 2015

Ipazia: la donna simbolo del pensiero libero


Il grande poeta tedesco Heinrich Heine (Düsseldorf, 1797 – Parigi, 1856) scriveva nella sua tragedia teatrale Almansor: “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”. Il rogo dei libri, la loro distruzione e la loro censura viene sempre promossa dalle autorità politiche e religiose che pongono i loro principi come assoluti e le loro verità innegabili privando all’uomo la conoscenza. L’incendio della biblioteca di Alessandria d’Egitto, forse è stato l’atto più grave che la cultura umana abbia mai subìto e ha segnato anche l’inizio dell’intolleranza della Chiesa. Alessandria d’Egitto era stata costruita per volere di Alessandro Magno nel 331 a.C. e grazie alla sua posizione geografica era un crocevia di traffici fiorenti tra l’Occidente e l’Oriente. La biblioteca era dislocata in diversi edifici della città e i luoghi più importanti erano il tempio delle Muse e il Serapeum. La collezione raccoglieva oltre 500.000 rotoli provenienti dall’Egitto, da Roma e dalla Grecia, ma anche dalla Babilonia, dall’India, dalla Persia e persino dalla Cina. Alessandria d’Egitto fu attaccata dai romani diverse volte; nel 48 a.C. da Giulio Cesare, nel 213 d.C. da Caracalla, nel 273 da Aurelio e nel 296 da Diocleziano. Ma se la biblioteca era stata parzialmente distrutta dai romani come conseguenza dei conflitti, dai cristiani viene ordinata la sistematica distruzione dei testi perché considerati eretici. Atanasio (Alessandria d'Egitto, 295 circa – Alessandria d'Egitto 373), ottavo Papa della Chiesa copta e Dottore della Chiesa, nel 367 ordinò che venissero
distrutti tutti i testi che non riteneva canonici ed accettabili. Ma il colpo definitivo alla biblioteca alessandrina fu dato da Teofilo, vescovo di Alessandria, (incerta la nascita, morto nel 412), che guidò un esercito di monaci facendo distruggere il tempio Serapeum che conteneva migliaia di testi e fece trucidare numerosi pagani. Emblematica la figura di Ipàzia, filosofa e scienziata neoplatonica. Nata nel 370 ad Alessandria, è considerata ancora oggi il simbolo del libero pensiero femminile per la sua saggezza ed eloquenza. Nel 415, un gruppo di fanatici cristiani, istigati da Cirillo[1], catturarono Ipàzia, la spogliarono, la seviziarono, la fecero a pezzi e data alle fiamme insieme ai testi che rappresentavano il suo pensiero. Alcuni storici indicano l’8 marzo, festa della donna, il giorno della morte di Ipàzia; non ne abbiamo la certezza ma è di grande suggestione[2].



[1] Cirillo di Alessandria (Teodosia d'Egitto, 370 – Alessandria d'Egitto, 444) fu il quindicesimo Papa della Chiesa copta dal 412 alla sua morte. Nel 1882 fu proclamato santo e dottore della Chiesa.
[2] Oltre ai numerosi testi pubblicati intorno alla figura di Ipàzia si consiglia la visione di Ágora, un film del 2009 diretto da Alejandro Amenábar e interpretato da Rachel Weisz.

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