Dopo che avremo
letto questo libro, entreremo nel supermercato con occhi diversi. I due
giornalisti Fabio Ciconte e Stefano Liberti, ci svelano i segreti che si
nascondono sugli scaffali dei supermercati. Alcune dinamiche forse le
conosciamo già come ad esempio la disposizione dei prodotti, i colori del
packaging, le carte fedeltà ma i due autori vanno oltre e ci svelano un mondo
sconosciuto che si nasconde dietro alle offerte imperdibili, alle aste on-line,
alle filiere dei prodotti alimentari e tutto questo a vantaggio della grande
distribuzione che impone i prezzi a discapito dei consumatori e delle piccole e
medie aziende.
Innanzitutto, ogni
qualvolta entriamo in un nuovo supermercato non abbiamo difficoltà ad
ambientarci, ci appare tutto familiare con i suoi percorsi definiti e gli spazi
rassicuranti come se ci fossimo già stati tante volte. La merce è disposta
secondo strategie precise: frutta e verdura all'ingresso per trasmettere la
sensazione di freschezza, zucchero e sale sono collocati in zone quasi nascoste
per costringere il cliente a vagare tra le corsie ed acquistare alimenti non
previsti, i dolci sono vicini alle casse ad altezza dei bambini per attirare la
loro attenzione, e così via.
Anche la musica ha
un ruolo rilevante: ad esempio un esperimento di alcuni anni fa ha dimostrato
che i vini francesi avevano avuto un incremento delle vendite dopo che era
stato diffuso in un supermercato inglese la musica di un fisarmonicista
francese.
La carta fedeltà che
tutti i punti vendita offrono, non ha solo lo scopo di farci ottenere degli
sconti e accedere alle promozioni speciali ma fornisce alla grande
distribuzione un patrimonio inestimabile di dati sulle nostre abitudini
alimentari e di conseguenza riceviamo via e-mail o social network messaggi
promozionali personalizzati.
Ma vorrei
soffermarmi brevemente sulle offerte imperdibili che riporta il libro; ogni
insegna della grande distribuzione propone costantemente dei prodotti
sottocosto; ma chi paga il prezzo effettivo del sottocosto? Si chiama listing
fee ovvero una somma che i fornitori versano alla grande distribuzione
per ogni prodotto che viene messo sullo scaffale. I grandi gruppi industriali
come la Coca-Cola o la Barilla non pagano il listing fee perché
altrimenti i supermercati rischiamo di perdere i clienti. Quindi il sottocosto
colpisce gli anelli più deboli della filiera e queste piccole e medie imprese
devono adeguarsi altrimenti scompaiono dagli scaffali; sarebbe un problema per
loro anche perché i tre quarti degli acquisti passano per la grande
distribuzione. Paradossalmente questa pratica danneggia anche il consumatore
perché ad esempio la pasta comprata “sottocosto”, costringe le piccole e medie
aziende in affanno a comprare il grano canadese più economico e non quello
italiano che è migliore.
Prendiamo il caso
della passata di pomodoro: una bottiglia costa solo 39 centesimi da Eurospin,
meno di un caffè; le conseguenze sono due: da una parte si alimenta lo
sfruttamento dei braccianti e dall'altra parte, per abbassare i costi di
produzione, viene diminuita la qualità del prodotto perché già da anni vengono
importati i semilavorati dalla Spagna, Stati Uniti o Cina che costano meno. La
passata di pomodoro italiana, da sempre un’eccellenza, rischia di scomparire,
così come la biodiversità perché viene favorita la diffusione dei semi ibridi
per ottenere rese più alte e soddisfare le richieste del mercato.
Il libro, nonostante
sia breve, è denso di contenuti e riporta fatti, contraddizioni e paradossi
della grande distribuzione. Un libro da leggere per comprendere un mondo
complicato che non possiamo sostenere e non possiamo tramandare alle
generazioni future.
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