Stando alle
cronache dell’ultimo periodo, il fenomeno della pedofilia all’interno della
Chiesa sembra non avere fine, nonostante i buoni propositi degli ultimi papi
per debellare questo problema vergognoso.
Il 5 febbraio
2014, la Commissione Onu per i Diritti dell’Infanzia stilò un duro
documento in seguito all’esame del rapporto della Santa Sede sul rispetto della
Convenzione sui diritti del fanciullo. Tra i punti si legge: “La commissione è
profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’estensione
dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i
casi di abusi sessuali sui bambini per proteggerli e che abbia adottato
politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed
all’impunità dei responsabili[1]”. Nel
rapporto si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di
parrocchia in parrocchia col tentativo di coprire questi crimini con un codice
del silenzio imposto a tutti i membri del clero, sotto la pena della scomunica
e i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità
giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi. La Santa Sede viene inoltre
esortata a “valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi
sono e prendere le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini,
a conoscere e ad essere curati dai loro padri[2]”.
Al comitato preoccupano le dichiarazioni della Santa Sede sull’omosessualità che
“contribuiscono alla stigmatizzazione sociale e alla violenza contro lesbiche,
gay, bisessuali e adolescenti trans gender e bambini cresciuti da coppie dello
stesso sesso[3]”.
Sempre il comitato inoltre, auspicava che la Chiesa rivedesse la posizione sull’aborto
quando è a rischio la vita e la salute delle donne incinte modificando il
canone 1398 in materia, citando le sanzioni decise dalla Santa Sede nel 2009 in
Brasile contro un medico che praticò l’aborto per salvare la vita a una bambina
di 9 anni, rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno.
La replica
della Santa Sede non si fece attendere e in una nota ha fatto sapere che
prendeva atto delle osservazioni conclusive dell’Onu di Ginevra sulla pedofilia e
ribadendo il proprio impegno a difesa del fanciullo, ma aggiunse anche che in
alcuni punti vede un: “tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa
Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà
religiosa[4]”; come dire
che alla Chiesa è consentito interferire nelle questioni politiche e sociali
mentre non si accetta il contrario.
Già da tempo,
la stampa internazionale si era occupata dei casi di pedofilia nella Chiesa.
Dagli anni 70 del Novecento il fenomeno si è esteso notevolmente fino ai nostri
giorni, anche se le reali dimensioni sono tuttavia ancora poco chiare. Molti
casi si riscontrarono a Los Angeles, a Portland, a Chicago e a Boston. L’accusa
maggiore che viene rivolta alla Chiesa cattolica è l’occultamento deliberato
degli abusi e il fatto che molti vescovi che sono a conoscenza dei fatti, non
li denunciano alle autorità civili ma preferiscono risarcire direttamente le
vittime in cambio del loro silenzio. Il 28 marzo 2014 i mass media riportano la
notizia che la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha emanato le nuove linee
guida in materia di abusi sessuali. Nel testo si legge che “Il vescovo, non
rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale, non ha l’obbligo giuridico,
salvo il dovere morale di contribuire al bene comune, di denunciare all’autorità
giudiziaria[5]”
i casi di pedofilia da parte dei sacerdoti. Nonostante la Chiesa negli ultimi
anni abbia annunciato la volontà di fare trasparenza su questo grave problema,
continua ad avere questo atteggiamento di “riservatezza”.
I media
statunitensi hanno spesso sottolineato il fatto che la pedofilia fosse un
problema specifico del sacerdozio, mentre la Chiesa ha sempre ribadito che
fosse un problema personale dei singoli sacerdoti e che nella maggior parte dei
casi si tratterebbe di efebofilia piuttosto che di pedofilia. Nel 2006,
l’emittente televisiva inglese BBC ha trasmesso un documentario intitolato Sex crimes and the Vatican, facilmente
reperibile su internet, che accusava la Chiesa di coprire i sacerdoti coinvolti
in abusi sessuali su minori e racconta di 100 bambini e bambine abusati da 26
sacerdoti irlandesi che secondo il giornalista della televisione inglese,
sarebbero stati coperti e insabbiati dal Vaticano e dall’allora cardinale
Ratzinger a capo della Congregazione della Dottrina della Fede.
Nel 2004 la
conferenza episcopale statunitense commissionò uno studio dettagliato sul
fenomeno chiamato John Jay Report. Risultò che il
4% di tutti i sacerdoti e diaconi in carica negli Stati Uniti
dal 1950 al 2002, pari a 109.694 persone, è stato accusato di crimini a sfondo
sessuale con minori[6].
Nel 2009, l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'ONU di Ginevra, dichiarò al Consiglio
dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che secondo una ricerca interna, nel
clero cattolico era coinvolto in abusi sessuali su minori tra
l'1,5% e il 5%. Secondo i dati presentati dalla Chiesa
cattolica a fronte di una popolazione media di circa 440.000 membri del clero
nel mondo, i chierici colpevoli di abusi su minori
risulterebbero all'incirca lo 0,67%, che è comunque 34 volte superiore alla
media (0,02%).
Tralasciando i
dati statistici, ci si domanda il perché di questo problema all’interno della
Chiesa. Intanto sarebbe senz’altro necessario un riesame sul tema della sessualità
nella dottrina cattolica e considerare la possibilità per il clero di sposarsi,
fare un’accurata selezione dei candidati e offrire una migliore forma educativa
nei seminari.
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