venerdì 26 febbraio 2016
giovedì 11 febbraio 2016
Com’è cambiata la famiglia: Il racconto della molisana Emma
Il 30 gennaio 2016 si è svolto a
Roma il Family Day, un evento organizzato da varie associazioni e movimenti
cattolici per ribadire l’importanza della famiglia tradizionale, ma è stata
soprattutto un’occasione per manifestare contro il riconoscimento delle unioni
civili e in particolare del DDL Cirinnà. Tuttavia negli ultimi cinquant’anni il
Paese è cambiato molto dal punto di vista economico, politico e sociale e la famiglia
italiana ha subìto una rivoluzione, ma il mondo cattolico e una parte della
politica continuano a nascondere la testa nella sabbia.
Nel 1970, dopo anni di battaglie
civili, il divorzio diventa legge. Da allora ad oggi le convivenze e i divorzi
sono in costante crescita mentre si celebrano sempre meno matrimoni; di questi
solo uno su due in chiesa. Per essere precisi, basti pensare, secondo i dati
Istat, che nel 1980, su una popolazione di 55 milioni e ottocento mila abitanti,
si sono celebrati 305.000 matrimoni e avuti 26 mila divorzi, mentre nel 2011,
su una popolazione di quasi 60 milioni di abitanti sono stati celebrati 204.830
matrimoni e si sono registrati quasi 54 mila divorzi.
Nel 2012, il Sud registra una
crescita percentuale maggiore rispetto al Nord di separazioni e divorzi rispetto
agli ultimi anni. Come spiega bene il giornalista Lorenzo Di Pietro
de L’Espresso “mentre molte regioni del nord seguono un andamento contrastante,
e in calo per qualcuna, al sud aumentano i divorzi e soprattutto le separazioni”
e due regioni importanti come la Campania e la Sardegna si portano ai livelli
del Nord Italia.
giovedì 4 febbraio 2016
Chiesa e pedofilia (Commissione Onu per i Diritti dell’Infanzia, 5 febbraio 2014)
Stando alle
cronache dell’ultimo periodo, il fenomeno della pedofilia all’interno della
Chiesa sembra non avere fine, nonostante i buoni propositi degli ultimi papi
per debellare questo problema vergognoso.
Il 5 febbraio
2014, la Commissione Onu per i Diritti dell’Infanzia stilò un duro
documento in seguito all’esame del rapporto della Santa Sede sul rispetto della
Convenzione sui diritti del fanciullo. Tra i punti si legge: “La commissione è
profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’estensione
dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i
casi di abusi sessuali sui bambini per proteggerli e che abbia adottato
politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed
all’impunità dei responsabili[1]”. Nel
rapporto si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di
parrocchia in parrocchia col tentativo di coprire questi crimini con un codice
del silenzio imposto a tutti i membri del clero, sotto la pena della scomunica
e i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità
giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi. La Santa Sede viene inoltre
esortata a “valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi
sono e prendere le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini,
a conoscere e ad essere curati dai loro padri[2]”.
Al comitato preoccupano le dichiarazioni della Santa Sede sull’omosessualità che
“contribuiscono alla stigmatizzazione sociale e alla violenza contro lesbiche,
gay, bisessuali e adolescenti trans gender e bambini cresciuti da coppie dello
stesso sesso[3]”.
Sempre il comitato inoltre, auspicava che la Chiesa rivedesse la posizione sull’aborto
quando è a rischio la vita e la salute delle donne incinte modificando il
canone 1398 in materia, citando le sanzioni decise dalla Santa Sede nel 2009 in
Brasile contro un medico che praticò l’aborto per salvare la vita a una bambina
di 9 anni, rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno.
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