venerdì 26 febbraio 2016

Caro Darwin, ti facciamo la festa!

Charles Darwin è nato il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury in Inghilterra, e da tempo il mondo anglosassone lo ricorda con eventi, conferenze e dibattiti che celebrano i valori della ricerca scientifica. Dal 2003, grazie all’Uaar, anche in Italia si organizza il Darwin Day. Il 2016 è particolarmente ricco di appuntamenti e incontri che si tengono in diverse città italiane, dall’8 febbraio al 4 marzo.

Indubbiamente Darwin suscita sempre più interesse e curiosità perché la sua scoperta non riguarda solo l’aspetto meramente biologico ma, come spesso accade per le scoperte scientifiche, coinvolge anche altri campi come la filosofia, l’antropologia, la sociologia e così via. I dibattiti più accesi vengono senz’altro dalla contrapposizione tra il creazionismo e l’evoluzionismo darwiniano. Il creazionismo è la credenza secondo la quale l’uomo è stato generato da Dio così come è riportato nella Bibbia, mentre l’evoluzionismo sostiene che le specie animali e vegetali abbiano origine da specie più antiche che si sono evolute e meglio adattate nel tempo. Ma facciamo un passo indietro per capire meglio questa contrapposizione presente ancora oggi.

Nella prima metà dell’Ottocento in Francia nacque il positivismo, una corrente filosofica che si basava sulla fiducia nella scienza e nel progresso scientifico come base per l’evoluzione sociale. In breve tempo si diffuse a livello internazionale in diversi campi come la biologia, la sociologia, la psicologia, l’antropologia e la tecnica in generale dando l’avvio a nuovi settori di studio dell'uomo compresa la teoria evoluzionistica darwiniana. 

giovedì 11 febbraio 2016

Com’è cambiata la famiglia: Il racconto della molisana Emma



Il 30 gennaio 2016 si è svolto a Roma il Family Day, un evento organizzato da varie associazioni e movimenti cattolici per ribadire l’importanza della famiglia tradizionale, ma è stata soprattutto un’occasione per manifestare contro il riconoscimento delle unioni civili e in particolare del DDL Cirinnà. Tuttavia negli ultimi cinquant’anni il Paese è cambiato molto dal punto di vista economico, politico e sociale e la famiglia italiana ha subìto una rivoluzione, ma il mondo cattolico e una parte della politica continuano a nascondere la testa nella sabbia.

Nel 1970, dopo anni di battaglie civili, il divorzio diventa legge. Da allora ad oggi le convivenze e i divorzi sono in costante crescita mentre si celebrano sempre meno matrimoni; di questi solo uno su due in chiesa. Per essere precisi, basti pensare, secondo i dati Istat, che nel 1980, su una popolazione di 55 milioni e ottocento mila abitanti, si sono celebrati 305.000 matrimoni e avuti 26 mila divorzi, mentre nel 2011, su una popolazione di quasi 60 milioni di abitanti sono stati celebrati 204.830 matrimoni e si sono registrati quasi 54 mila divorzi.

Nel 2012, il Sud registra una crescita percentuale maggiore rispetto al Nord di separazioni e divorzi rispetto agli ultimi anni. Come spiega bene il giornalista Lorenzo Di Pietro de L’Espresso “mentre molte regioni del nord seguono un andamento contrastante, e in calo per qualcuna, al sud aumentano i divorzi e soprattutto le separazioni” e due regioni importanti come la Campania e la Sardegna si portano ai livelli del Nord Italia.

giovedì 4 febbraio 2016

Chiesa e pedofilia (Commissione Onu per i Diritti dell’Infanzia, 5 febbraio 2014)



Stando alle cronache dell’ultimo periodo, il fenomeno della pedofilia all’interno della Chiesa sembra non avere fine, nonostante i buoni propositi degli ultimi papi per debellare questo problema vergognoso.
Il 5 febbraio 2014, la Commissione Onu per i Diritti dell’Infanzia stilò un duro documento in seguito all’esame del rapporto della Santa Sede sul rispetto della Convenzione sui diritti del fanciullo. Tra i punti si legge: “La commissione è profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’estensione dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali sui bambini per proteggerli e che abbia adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed all’impunità dei responsabili[1]”. Nel rapporto si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di parrocchia in parrocchia col tentativo di coprire questi crimini con un codice del silenzio imposto a tutti i membri del clero, sotto la pena della scomunica e i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi. La Santa Sede viene inoltre esortata a “valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini, a conoscere e ad essere curati dai loro padri[2]”.
Al comitato preoccupano le dichiarazioni della Santa Sede sull’omosessualità che “contribuiscono alla stigmatizzazione sociale e alla violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e adolescenti trans gender e bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso[3]”. Sempre il comitato inoltre, auspicava che la Chiesa rivedesse la posizione sull’aborto quando è a rischio la vita e la salute delle donne incinte modificando il canone 1398 in materia, citando le sanzioni decise dalla Santa Sede nel 2009 in Brasile contro un medico che praticò l’aborto per salvare la vita a una bambina di 9 anni, rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno.