domenica 26 gennaio 2020

L’EREDITÀ DI CAMUS A SESSANT'ANNI DALLA SUA MORTE

Per Camus la solidarietà umana è capace di combattere le ingiustizie sociali, e questo è l’unico scopo della vita. Tra le sue tante riflessioni sulla condizione dell’uomo, forse questa è l’eredità più grande che ci ha lasciato a sessant'anni dalla sua morte.
Nato in Algeria francese nel 1913, le sue opere hanno descritto e compreso non solo la condizione esistenziale e alienante dell’uomo, ma anche gli eventi tragici del ventesimo secolo: dall'ascesa dei totalitarismi al secondo dopoguerra fino all’inizio della guerra fredda.
L’assurdo e la mancanza di senso dell’esistenza umana hanno caratterizzato il pensiero filosofico di Camus. Opere come Il mito di SisifoLa peste L’uomo in rivolta, rappresentano il superamento dell’assurdo, della mancanza di senso e del nichilismo. Solo la consapevolezza e la rivolta della propria presenza nel mondo consente la libertà perché “La grandezza dell’uomo è nella decisione di essere più forte della sua condizione”. Ma cosa rappresenta Sisifo? Sisifo era un personaggio della mitologia greca che ha cercato di compiere imprese assurde. Tra le altre cose ha incatenato la morte e per questo è stato condannato da Zeus a spingere un masso fino in cima alla montagna e vederlo rotolare a valle per poi ricominciare di nuovo in eterno. Ma nel momento della discesa, Sisifo ha la consapevolezza dell’assurdità di spingere il masso ed è questa presa di coscienza che lo rende paradossalmente felice. L’uomo pretende di comprendere il mondo ma non ha nessuna speranza di trovare risposte. Per Camus non troviamo risposte nemmeno nel grembo di Dio perché fuggiamo davanti al problema dell’assurdo e per questo criticava gli esistenzialisti cristiani come Kierkegaard e Jaspers. Lo scrittore e filosofo francese continua ancora oggi ad essere un esempio di etica non religiosa.

sabato 11 gennaio 2020

WIKIPEDIA E WIKIPEDIANI. INCONTRIAMO MARCO CHEMELLO

Di Francesco Sartori - Opera propria, CC BY-SA 4.0
Marco Chemello è un architetto vicentino che opera su Wikipedia, la più grande enciclopedia digitale del mondo, da oltre 15 anni. Dal 2005 è uno dei 100 amministratori dell’edizione italiana. Per l’associazione Wikimedia Italia ha svolto in contemporanea attività di volontario e dal 2015 al 2019 è stato coordinatore regionale per il Veneto. Lavora attualmente per Wikimedia Italia come formatore e Wikipediano in residenza per gli enti culturali (biblioteche, archivi e musei) e gli enti pubblici (enti locali, università e scuole di ogni ordine e grado) che intendono imparare a sfruttare il mondo “wiki”. Conosce molto bene ovviamente il mondo digitale, le sue potenzialità ma anche i rischi a cui possiamo andare incontro senza un’adeguata preparazione.
Cos’è un wikipediano?
«È un utente che aiuta a scrivere Wikipedia. Fin dagli albori di questa enciclopedia libera (nata nel 2001), come appartenenti alla sua comunità italiana abbiamo deciso di chiamarci “wikipediani” (dall’inglese “wikipedian”), ma dato che siamo degli enciclopedisti per passione, magari avremmo potuto più correttamente chiamarci “wikipedisti” (come del resto fanno i nostri colleghi spagnoli). Fare i wikipediani significa essere degli utenti volontari che alimentano e gestiscono i contenuti dell’enciclopedia libera. In pratica scriviamo tutti i contenuti, a volte traducendoli, giorno per giorno li verifichiamo, li correggiamo e li aggiorniamo, senza limitarci a consultare “passivamente” le pagine di Wikipedia, come fa la maggior parte degli utenti.